dI LETIZIA CUZZOLA - Il premio internazionale di giornalismo “Gino Votano”, nato per ricordare la figura dello storico e saggista reggino scomparso nel 2002, è giunto alla XI edizione e fra le innumerevoli iniziative correlate, ampio spazio è stato dato al meridionalista Pasquino Crupi, recentemente scomparso, ricordandone con una tavola rotonda la costante operazione di tutela e ricerca della cultura calabrese più pura. Ospiti della mattinata gli scrittori Gioacchino Criaco e Mimmo Gangemi e il magistrato Alberto Cisterna.
Franco Votano, organizzatore del Premio in memoria del padre e moderatore dell’incontro, ricorda Crupi per il suo senso di comunità, familismo, quel suo andare fisicamente alla ricerca delle radici della cultura calabrese scevra da convenzioni distorte. Persona di grandissima umanità e tenacia, è partito da dove la letteratura calabrese si era fermata, dal realismo magico e dalle avanguardie il cui simbolismo ha saputo attraversare la modernità. Il linguaggio di Pasquino è fatto di gesti, sguardi insiti nella natura del calabrese, figli di secoli di culture altre che qui sono state accolte e assimilate.
La memoria di Criaco si apre con un aneddoto che dimostra la capacità di stare tra la gente di Crupi, l’umiltà dell’intellettuale che non aspetta inviti o elogi ma che sa cogliere le occasioni, percepisce il valore degli avvenimenti oltre le convenzionalità. Pasquino è sempre andato oltre gli schemi, senza preoccuparsi di apparire troppo popolare agli occhi dei colleghi ‘intellettuali’. Gioacchino insiste sulle doti di umanità che spesso non trasparivano immediatamente, ricordando ancora come il Professore non sapesse odiare, capacissimo di scrivere pagine dense di livore che cessava d’essere quando poneva il punto finale. Il merito di Pasquino Crupi è certamente quello di aver scoperto poeti analfabeti, ma voci degnissime di quel linguaggio universale che è la poesia.
Mimmo Gangemi riconosce, invece, nel meridionalista bovese la libertà dell’Uomo che riesce a non badare alle chiacchiere, alle ‘regole’ da assolvere che normano soprattutto la vita dei piccoli paesi. È uno dei pochi intellettuali calabresi capace di riconoscere, apprezzare e difendere il talento dei suoi conterranei, a dispetto di un ‘colonialismo’ letterario di cui la Calabria è ancora vittima consenziente. Gangemi vede in Crupi un istrione, un uomo che ha attraversato la vita con passo deciso e senza il timore di provocare.
Il ricordo di Alberto Cisterna parte dal libro di Crupi “Il giallo colore del sangue di Luino” che fornisce lo spunto per introdurre il rapporto dello scrittore con la giustizia: Pasquino diffidava del sistema giudiziario, prodotto imperfetto della mente umana, e assumeva spesso l’incarico di difensore delle cause perse per quello spirito che lo conduceva controcorrente per sua stessa natura. Il pensiero di Crupi è laico, non radicalizza mai, si assume la responsabilità di cambiare posizione senza legacci egemonici ed assolutistici; ha incarnato con la sua stessa vita l’ideale dell’intellettuale libero sempre e comunque.
L’auspicio di tutti è che la generazione di nuovi scrittori calabresi riesca a proseguire nel cammino segnato da Crupi, ribaltando gli stereotipi che ci vorrebbero i figli malformati di un’Italia Matrigna.