IL LIBRO. Cutrupi: Siate coraggiosi come i poeti. T. CALABRÒ

IL LIBRO. Cutrupi: Siate coraggiosi come i poeti. T. CALABRÒ

cpc      di TIZIANA CALABRÒ - Ci sono storie che scompaiono inghiottite dai secoli. Ma a volte arriva improvvisa la caparbia stupita e la passione di chi ha dentro di sé il desiderio del passato, come un racconto da svelare. E ci sono parole che rinascono dalla ricerca di studiosi che, attraverso un tempo altro, ci rimandano alla narrazione coerente di quello che siamo, di quello che sentiamo.

E’ quanto percepisci leggendo l’autore reggino Pietro Cutrupi, attraverso il suo libro edito dalla casa editrice   Città del Sole, “Poesia e cultura araba nella Sicilia medievale”.

Pietro Cutrupi, che a riportare il suo curriculum occorrerebbe un intero articolo, è arabista per passione. Non soltanto conosce il mondo islamico grazie ai compiuti studi accademici, ma ha reso sua, imparandola anche tramite molteplici viaggi in Medio Oriente, una lingua, l’arabo, che ha il suono evocativo e nostalgico della sabbia scossa dal vento libero del deserto.

Attraverso il libro dell’autore che, a guardare i suoi tratti somatici, pensi che l’incontro amoroso con l’oriente islamico non sia frutto del caso, si intraprende un viaggio nella storia siciliana medievale in cui l’avvento del popolo araboha, per secoli, regalato ricchezza di pensiero all’isola.

Il viaggio narrato con generosità inizia nella metà del 600 d.C. per terminare nel XII secolo.

In questo periodo la Sicilia, prima sottoposta alla dominazione politica e amministrativa araba e, successivamente, a quella normanna, è stata un fiorire di poeti, il cui ruolo sociale e culturale era fortemente riconosciuto e valorizzato, in primis dai potenti.

Come dice la stessa parola araba sha’ir, il poeta è un essere dotato della capacità di sensazione, ossia colui il quale è in grado di percepire cose che gli altri non possono. Un tale concetto di poeta favorì l’idea che poeti si nascesse e non si diventasse e che il dono poetico fosse la conseguenza di doti innate e non già acquisite. (…) Il poeta arabo possiede, dunque, il “potere della parola”: il poeta ha il potere sugli uomini e la poesia è un atto profondamente politico.”

Un concetto che appare rivoluzionario in una società come la nostra, in cui la capacità di vedere è più soffocata che incoraggiata, in cui la cultura - e, con essa, la poesia - sono percepite come passatempi per pochi eletti.

Eppure, così come ci narra l’autore, c’è stato un tempo e una terra dove convivevano pacificamente “Genti, razze e confessioni religiose differenti”, in cui fiorì e si sviluppò la poesia, che riempì di bellezza la Sicilia attraverso versi che fuoriuscivano dallo sguardo di uomini capaci di vedere il mondo che gli si muoveva attorno e di sentire la profondità dei sentimenti, come l’amore, la nostalgia, la tristezza, la passione, la paura, di cui il libro ci offre una vasta antologia.

Oggi questo sguardo ci viene restituito attraverso l’opera preziosa scritta da Piero Cutrupi, che è anch’essa un invito a guardare oltre i propri ristretti orizzonti, a intraprendere un viaggio fuori da noi stessi, ma anche dentro il nostro più intimo sentire, a superare paura e diffidenza per tutto ciò che solo attraverso una lente sfocata appare tanto diverso e ostile.

Non è un caso che in esergo al libro sia stata scelta la bellissima poesia di Konstantinos Kavafis “Itaca” i cui versi sagacemente ci ammoniscono: “Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi o Posidone incollerito: mai troverai tali mostri nella tua via, se resta il pensiero alto, e squisita è l’emozione che ti tocca il cuore e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi né Posidone asprigno incontrerai, se non li rechi dentro, nel tuo cuore, se non li drizza il cuore innanzi a te”.

Il libro di Pietro Cutrupi è un racconto, è un richiamo, è una verità che si disvela. E’ un invito ad essere coraggiosi come i poeti.

*Pietro Cutrupi, Poesia e cultura araba nella Sicilia Medievale, Città del Sole, Reggio Calabria