È stata varata in questi giorni in Corea la portacontainer più grande del mondo: è la HMM Algeciras. Ha iniziato il suo lavoro dal porto cinese di Qingdao, ottavo porto al mondo con 19 milioni di container movimentati nel 2019.
La nave HMM Algeciras misura 399,9 metri e può caricare sino a 23.964 container. Se mettessimo questi container in una fila formerebbero una linea lunga 150 chilometri. Ne saranno costruite 12. Il servizio su cui la nave è impegnata prevede: Ningbo, Shanghai, Canale di Suez, Rotterdam, Amburgo, Anversa e Londra.
La HMM Algeciras ha superato di poco la regina dei mari, la MSC Gulsun Mina. La Mina è lunga anche 399,9 metri e può caricare sino a 23.756 container. Attualmente la Mina è impegnata nel servizio tra i porti di Qingdao, Shanghai, Algeciras, Danzica, Kaliningrad e Rotterdam.
In pochi anni si è sfondato il limite dei 20.000 container che sembrava invalicabile. L’anno scorso la MSC Miriam ha toccato Gioia Tauro. La Miriam con la sua portata di 19.224 container è tra le più grandi navi al mondo, ma, come si vede, le navi del 2020 trasportano circa il 20% in più di container di quelle del 2016, come la Miriam.
È a tutti chiaro che il costo del trasporto intercontinentale si modifica e viene sempre più semplice spostare imponenti quantità di merce tra le grandi aree del pianeta. Ed è altrettanto a tutti evidente che il ruolo dei grandi sistemi portuali aumenta sempre di più. Sistemi volti a dare un’offerta differenziata dal trasporto dei container ai grandi traghetti di altura, sino alle differenti classi di navi passeggeri.
Il mercato mondiale del trasporto dei container è fortemente concentrato, come nota SRM, centro studi del gruppo Intesa Sanpaolo. Si può fare il calcolo della capacità mondiale di trasporto come somma dei container trasportabili da tutte le navi operanti nel mondo. Si vede subito che i primi 5 trasportatori mondiali (carrier) sono proprietari del 71% della capacità della flotta internazionale Se sommiamo la capacità di carico dei successivi 5 carrier, otteniamo che i primi 10 gruppi hanno più del 90% della capacità mondiale. Se dal lato dell’offerta passiamo a quello dei traffici, si può notare che dal 1990 si sono sviluppate alleanze mondiali tra i grandi carrier per condividere i servizi, le toccate portuali, gli investimenti in grandi navi. Oggi le tre alleanze più grandi coprono circa l’80% del traffico mondiale.
A fronte di questo scenario di imponenti dimensioni e in continua crescita, l’Italia si presenta con sistemi portuali sfilacciati, in competizione tra loro, fortemente localistici, spesso connessi a microinteressi. E quando qualche integrazione è stata fatta come quella tra Reggio Calabria e Gioia Tauro, i localismi più tenaci non si sono fermati di fronte alla possibilità di spaccare. In questo il potere romano è stato accondiscendente, non sembrando vero che venisse richiesto di ridurre la proiezione internazionale del nuovo sistema con Gioia Tauro cuore pulsante. Quindi mini sistemi portuali al Nord e spezzatino al Sud.
Probabilmente i tuttologi di varia estrazione politica, che hanno ingaggiato la strenua battaglia di spaccare il sistema portuale della Calabria, potrebbero leggere se non i testi scientifici per lo meno la cronaca, scoprendo la direzione di crescita delle nuove navi, la direzione di crescita delle alleanze tra carrier, la direzione di crescita dei sistemi portuali internazionali. Ma i tuttologi meridionali hanno la buona compagnia di quelli che hanno impedito la nascita di grandi sistemi portuali al Nord.
L’emergenza sanitaria in atto sta spingendo ancora di più questa corsa alle aggregazioni mondiali, è il momento in cui deve intervenire il Governo tutto. I sistemi portuali del Nord, i sistemi del centro Italia, il grande sistema di Augusta, il grande sistema Gioia Tauro devono essere i perni del rilancio del Paese. Non è più ammissibile che sull’altare dei micro interessi localistici si rinunci a quote imponenti di mercato a vantaggio dei porti del Nord Europa. Non è possibile rinunciare a centinaia o migliaia di posti di lavoro nel nostro Paese, nel nostro Sud, a maggior ragione adesso in questa crisi tremenda per colpa di incompetenza.
I giovani, i lavoratori credono nel domani, credono nella conoscenza e nella competenza.
*UniRc