NOSTRO SERVIZIO - I fatti sono noti. Salvatore Mazzei, proprietario del ristorante Samart di Lamezia, chiede via Tribunale al Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Franco Talarico, dirigente storico dell’Udc di quella città, il pagamento per pranzi consumati nel suo locale. Il giudice onorario del Tribunale di Lamezia gli dà ragione con un decreto ingiuntivo: Talarico paghi 52mila euro a Mazzei entro 40 giorni.
All’inizio si pensa a un’altra pagina delle spese allegre dei gruppi delle regioni italiane. Sprechi a perdere su cui Talarico in passato ha aggiunto la sua voce autorevole e indignata.
Ma il danaro pubblico, questa volta, non c’entra nulla. Mazzei reclama soldi privati: gli sono (sarebbero) dovuti per aver fatto credito nel suo ristorante. E li chiede a Talarico. Vuole quattrini per megasbafate (diverse) che Mazzei sostiene gli siano state ordinate ma che al momento del conto nessuno s’è ricordato di pagare.
Le megasbafate sono utilizzate per attirare i militanti (quelli che un tempo dovevano accontentarsi delle sezioni). Un modo per invogliarli a trovare voti. Se i militanti si portano dietro parenti, amici e conoscenti tanto meglio. C’è mangiare per tutti: si spende di più ma chi s’abbuffa si sentirà obbligato. Insomma, uno scambio tra voto e abbuffo.
Mazzei ora vuole essere pagato. La cosa a sua insaputa (di Mazzei) diventa di pubblico dominio e arriva sui giornali.
Talarico s’indigna. Non nega l’abbuffata (una o più) ma spiega che lui c’ha partecipato come uno dei tanti iscritti all’Udc e non si capisce perché dovrebbe toccare a lui pagare il conto. Anzi, chiede che Mazzei paghi i danni per lo sputtanamento che gli sta creando.
L’avvocato del Presidente opponendosi all’ingiunzione scrive che Talarico nulla deve perché “non avrebbe mai ordinato pranzi e banchetti, ma si sarebbe limitato alla mera partecipazione, nel locale in questione, a una manifestazione politica al pari di tanti esponenti del partito politico di appartenenza”. Il decreto ingiuntivo, aggiunge l’avvocato, sarebbe frutto della “semplice presentazione di una fattura emessa autonomamente dal titolare dell’esercizio commerciale”. Il termine chiave è “autonomamente”. Per questo l’avvocato annuncia “una domanda riconvenzionale per i danni dell’immagine subiti”.
Mazzei ribatte dalla Gazzetta del Sud: «Mi deve 128 mila euro». Si riferisce a Talarico. Racconta di una convention (altro nome dell’abbuffata) a ridosso delle elezioni regionali (Talarico candidato) con 1600 invitati che avrebbero fatto fuori: una decina di tavoli da buffet pieni di ogni ben di dio: antipasti, primi, secondi e bibite a go-go. Poi il passaggio all’“open bar”, che significa alcolici a fontana se vuoi anche fino a crollare.
Racconta di una megatorta da 80 chilogrammi per festeggiare il segretario nazionale dell’Ucd Lorenzo Cesa (che ha ringraziato la Calabria fregando il posto di deputato a Roberto Occhiuto che non ha gradito e s’è spostato su Fi) con in cima uno scudocrociato in pasta di zucchero blu, bianca e rossa. Secondo Mazzei: cucine a pieno ritmo per una settimana per non far mancare nulla.
Insomma, modernità americane. Anche Obama invita a pranzo i suoi sostenitori (anche se lì si pagano 10mila dollari a testa mentre a Lamezia, dove non s’è verificato quanto pagherebbero per pranzare con Talarico ci s’abbuffa gratis e poi si vede).
Comunque, le due versioni dei fatti (ristoratore e presidente) non sembrano galatticamente distanti. Mazzei sostiene di aver sgobbato per l’abbuffata. Talarico riconosce che c’era anche lui a sbafare, ma come tanti altri del suo partito e non è certo stato lui a ordinare il banchetto. Dov’è la contraddizione?
Si ricavano, invece, due certezze: Mazzei è uno sprovveduto, prepara un banchetto per 1600 persone senza che qualcuno glielo ordini con un pezzo di carta scritta e senza chiedere un euro d’anticipo; Talarico, invece, è uno che s’imbuca nei banchetti, in questo caso del suo partito, senza che nessuno lo inviti esplicitamente (altrimenti farebbe il nome di chi lo aveva invitato e quindi dovrebbe pagare il conto) e, soprattutto, senza chiedersi chi paga il conto delle abbuffate a cui partecipa.
P.S. Quando questo articolo era già stato scritto sono apparse indignate dichiarazioni del Presidente Talarico sulla Gazzetta con cui si denuncia che "la competizione politica in Calabria si configura sempre di più come "uno sleale e spietato sconto da parte di alcuni (plurale, ndr) avvversari politici che sostengono dei veri e propri atti di killeraggio mediatico". Talarico spiega che solo in questo quadro si spiega la vicenda delle abbuffate non pagate. Aggiunge poi considerazioni una più saggia dell'altra.
Quindi la cosa è più grave, non una banale storia di sbafo, ma un vero e proprio giallo politico alimentato da "avversari politici" che dispongono di killer mediatici. Ne prendiamo atto immaginando che alla fine il Presidente sbaraglierà tutti rivelando il nome di chi l'ha invitato al banchetto al quale, a dire del suo avvocato, ha partecipato. Sarà così chiaro chi ha ordinato a Mazzei l'abbuffata e che Talarico non s'imbuca ai banchetti abusivamente. Mazzei verrà rimborsato da chi ha fatto gli inviti, pagherà i danni d'immagine a Talarico, e tutti capiranno che la politica in Calabria non mangia a sbafo.