Le lettere di Magorno, la stampa, il vicolo cieco del Pd calabrese

Le lettere di Magorno, la stampa, il vicolo cieco del Pd calabrese

Magorno e Gratteri     di ALDO VARANO - La lettera con cui Magorno raccomanda il Tg3 Calabria e la sua direzione, coperta dalla giornalista Annamaria Terremoto, al presidente Renzi racconta una pagina brutta del giornalismo calabrese e un’altra, diversa e bruttissima, del Pd della Calabria.

Magorno nella lettera riferisce di un futuro servizio del Tg3 della Calabria a favore del Pd. Chi e perché l’ha informato del piano riservato delle iniziative del Tg3 fino ai dettagli inediti? La lettera non è, quindi, un’innocente ricostruzione di ringraziamento.

Detto questo, c’è un punto non indagato a sufficienza. Com’è finita sull’Ora della Calabria? Certo, grazie alla bravura dei giornalisti che ci lavorano e al (meritato) momento magico di Regolo. Gli viene riconosciuta una credibilità alta che lo favorisce nell’acquisizione delle notizie. Lo informano e gliele passano sicuri che lui le pubblicherà “senza guardare in faccia nessuno”. E Regolo, lo fa.

Ma il mistero della lettera permane. E se si ragiona sui dati di fatto senza pregiudizio si capisce meglio la politica calabrese.

Il documento era in possesso di 3 segmenti. Quello di Magorno che l’ha abbozzata, fatta battere, verificata. Della Terremoto, che l’ha ricevuta. Dello staff di Renzi, che l’ha protocollata e (forse) fatta vedere, al presidente (dubitiamo ma è irrilevante: la lettera nasce perché serve a qualcuno per far sapere a qualche altro che c’era una lettera di un parlamentare renziano a Renzi). Delle tre copie due erano conosciute dalle rispettive strutture tecniche del Pd. La terza, si presume, dalla sola Terremoto. Poi è arrivata per mail a un bel po’ di persone finendo a Regolo grazie alle prove date e alle sue amicizie televisive, come lui stesso ha scritto.

Problema: chi dei tre possessori originari l’ha messa in giro? La Terremoto (se non gliel’hanno rubata) va esclusa. Poteva avere interesse a farla vedere a qualcuno, non a cani e porci. Restano il Pd regionale e quello nazionale. La conclusione è inequivoca e imbarazzante per il segretario Pd: il documento è stato (originariamente) diffuso non contro la Terremoto ma contro Magorno. E’ una lettera dall’interno del Pd (mutuo da un libro di successo degli anni 60). Un retroscena inquietante che non si riferisce più alla stampa calabrese (su cui è difficile dir male a sufficienza, al netto delle eccezioni notevoli che pur ci sono) ma allo scontro interno del Pd calabrese (e forse anche romano). Peggio, non la continuazione del vecchio scontro ma di uno con nuovi confini nutrito dal timore che si vada a sbattere.

Magorno è stato eletto con primarie sofferte tra contrasti e spaccature. Fa parte del gioco. Ed è il passato. Il presente che inquieta il Pd e gli osservatori è la lettura politica delle mosse del nuovo segretario messo alla prova. Dove si andrà a parare? Volete, tanto per fare un esempio del quale chiedo scusa all’on. Laratta, che uno come lui che ha proposto la guerra contro il Tg Calabria denunciando anni di silenzi e partigianeria, sia contento e tranquillo; magari al di là delle assicurazioni che ci farà avere?

In casa Pd c’è chi allinea i fatti. L’esordio è stato felice: Scopelliti, spiegò Magorno, è stato sconfitto politicamente e non dalla magistratura (lo ha detto prima della condanna del Governatore). Ineccepibile. Un’apertura a larghe alleanze civiche in nome del fallimento della Calabria e dell’urgenza delle cose da fare.

Ma subito dopo Magorno ha strafatto con lo stravagante disastro dello “Scopelliti si dimetta e mandi a casa il Consiglio”. Una gelata strategica surrogata da un colpo di teatro. Lo sanno anche i bambini che non si dimette nessuno di propria volontà o per i propri errori (con gli stipendi che si perdono pure). Sono arrivate, soprattutto dal Pd, battute velenose e divertite; un incattivimento fino ai falsi questionari irridenti per dimettersi finiti (come?) sulla scrivania di Magorno.

Le indiscrezioni sulla candidatura a presidente della Regione per il csx del Pm antimafia Nicola Gratteri, che dall’inizio alla fine ha continuato a smentire, hanno acuito il disagio. Una cosa è candidare come ministro della giustizia di un governo accreditato come super partes diretto da Renzi (Pd) con all’Interno Alfano (Ncd) e con ministri di altri partiti che di csx non sono. Governo bipartisan, insomma. Un’altra è schiacciarlo su una parte politica calabrese (csx) duramente contrapposta all’altra (cdx). Singolare poi l’insistenza sulla candidatura perfino dopo la condanna di Scopelliti col rischio di esporre la magistratura e Gratteri a possibili polemiche (strumentali, fantasiose e un po’ ignobili) per una condanna “politica” - lo dice la parola stessa - dispensata dai magistrati a Scopelliti per costruire il successo elettorale a un altro magistrato.

Magorno, sostengono nel Pd, queste cose non può non capirle. Da qui il sospetto malizioso che non si tratti di errori. L’ipotesi malevola che circola è che Gratteri possa essere servito per far ritirare tutti gli altri candidati Pd o del csx. Da qui la contraddittoria altalena di indiscrezioni sulla sua candidatura e assicurazioni sulle primarie Pd. Dopo il ritiro, continua l’analisi di chi conosce uomini e cose di quel partito, preso atto all’ultimo minuto dell’impossibilità (politica) di candidare Gratteri (che intanto testardo com’è ha continuato a dire in tutte le lingue e anche in dialetto: non sono interessato) sarebbe diventata necessaria una candidatura istituzionale. Per esempio, quella del segretario del più fortye partito della coalizione, Magorno.

Difficile analizzare le cose. Ma chi ha fatto uscire la lettera potrebbe aver deciso un’operazione per fermare quella che viene giudicata come una pericolosa deriva politica. Un’altra pagina dello scontro nel Pd e forse qualcosa in più, nel senso che anche le componenti renziane più vicine al presidente del Consiglio (calabresi ma non solo) iniziano a chiedersi se è questa la via giusta per tirare fuori il Pd dall’angolo dopo anni di paralisi.

Fantasie? Intanto, sembrano incardinate su fatti reali. Difficile accantonarle fin quando non emergerà una ricostruzione convincente capace di fugare tutti i dubbi.