di ALDO VARANO - E se quello degli analisti su Salvini e il suo progetto come strategia capace di ricompattare un Cdx non più a trazione berlusconiana ma leghista, fosse un abbaglio? Certo Salvini va forte. Percentuale a due cifre nell’Emilia rossa. E nei sondaggi sui leader secondo solo a Renzi. Sembra l’irrompere di una fiumara i cui rischi Romano Pitaro su questo giornale ha descritto con maestria e preoccupazione.
Eppure qualcosa non funziona. C’è il rischio che attorno al leghista fulminato sulla via della signora Le Pen si crei una di quelle bolle mediatiche che solo con fatica, poi, il paese riesce a deiettare. Più o meno come con Grillo che negli stessi sondaggi sui leader (dove Salvini è ai vertici) arranca ultimo dietro l’incolpevole Nik Vendola dopo aver primeggiato meglio di Salvini. Possiedo le interviste ai direttori dei grandi quotidiani e degli analisti con le previsioni sulle europee (48 ore prima) sul Pd, il sorpasso possibile di Grillo e comunque la certezza del suo trionfo su Renzi: una sfilza (lette col senno di poi) di bestialità colossali dovuta alla bolla grillina da loro stessi alimentata in precedenza.
In realtà Salvini è al momento beneficiario unico della crisi del Cdx dove nessuno sembra avere una strategia credibile per ricomporlo. Gioca nel campo pieno di buche e voragini del Cdx da solo. Anche chi lo considera modesto deve scegliere tra lui o niente. Ovvio che qualcuno lo scelga. Il suo exploit in Emilia si è realizzato dentro l’improvvisa anomalìa (ancora di difficile e non definitiva lettura) del crollo dei votanti: la Lega ha quadruplicato la percentuale facendo boom. Ma in cifra assoluta significa solo il doppio del più che modesto risultato leghista delle europee da 116.394 a 233.439. In Calabria, comunque, di quel vento politico e culturale che dovrebbe spingere Salvini nel resto d’Italia non c’è traccia, come potrebbero testimoniare il Cdx a la pancia grillina calabresi.
Si tenga conto che gli analisti sembrano non tenere conto che la lega nazionalpopolare di Salvini è conseguenza di una pesante sconfitta della sua parte. E’ figlia del fallimento della secessione. Ma anche del federalismo come dimostra la deriva del regionalismo che ha prodotto il segmento più incapace e corrotto del ceto politico italiano arrecando danni giganteschi al paese condizionato oggi da Regioni ormai vero e proprio ostacolo allo sviluppo dei propri territori. Salvini è, quindi, uno sconfitto, che cerca di rimediare a un fallimento (perfino etico) del leghismo. Un politico costretto a reprimere e nascondere le sue reali pulsioni per farsi accettare.
Il Mezzogiorno ha però il dovere di difendersi comunque dalla sua pretesa aggressiva. L’unica possibilità di successo di Salvini sarebbe la sua conquista del Mezzogiorno che potrebbe realizzarsi solo con la mediazione di parte del ceto politico meridionale che, con la crisi del Cdx, è allo sbando e talvolta pare disponibile a qualsiasi avventura.
Sarebbe un disastro se, nella disperazione di una crisi che ha già iniziato a far regredire il Sud, già di suo all’estremo, Salvini trovasse complici per meglio esercitare la sua vocazione di carnefice della nostra terra. La sua parte ha già assestato botte durissime alla Calabria a al Sud condizionando i governi del paese (di tutti gli orientamenti) in senso avverso agli interessi generali dell’Italia e quindi del Meridione.
La storia non si ripete. Quando capita si passa dal dramma alla farsa. Chi in Calabria sosterrà il nuovo volto del leghismo non potrà come in passato far finta di non capire che il rafforzarsi leghista, anche modesto, coinciderebbe con l’affossamento ulteriore del Sud.
Più chiaramente: politici, cittadini, intellettuali e giornalisti devono sapere che il loro appoggio diretto o indiretto a Salvini sarebbe come un tradimento del proprio paese in guerra.
E’ assolutamente vero che i danni provocati al Sud dalle proprie classi dirigenti e da gran parte del suo ceto politico sono stati giganteschi e tali da separarci dalla modernità e dall’innovazione con tutte le conseguenze sul nostro presente storico. Salvini ha buon gioco quando lo ricorda. Ma proprio per questo non è il caso di concedere alle forze regressive che operano dentro il Sud anche il vantaggio di una crescita del potere dei Salvini.