di RICCARDO TRIPEPI -
Ormai si dice spesso: la laurea non serve a nulla. Vero in generale per l'Italia, ancora più vero in Calabria e alla Regione. I consiglieri regionali pensando di interpretare questo sentire comune hanno provato un magistrale colpo di teatro durante la seduta di ieri, poi bloccato dai quei soliti "rompiballe" dei revisori dei conti.
In buona sostanza all'avvio di questa legislatura il segretario Calabrò, memore della corposa relazione elaborata dal Ministero delle Finanze durante l'ispezione degli anni precedenti, aveva distribuito una puntuale circolare: nelle strutture dei consiglieri si dovrà stare attenti ai titoli dei soggetti che si vanno ad assumere. In particolare per la figura del responsabile amministrativo e del collaboratore esterno viene richiesta la laurea. Anche perché tali soggetti vengono inquadrati nella fascia D6, con cospicui stipendi, e assimilati a funzionari e dirigenti.
Una circolare che ha avuto un effetto dirompente: molte delle assunzioni in attesa di essere approvate sono state bloccate in ragioneria. Tanti consiglieri avevano scelto tra i proprio collaboratori soggetti non in possesso dei titoli richiesti. Ed allora cosa fare? Elaborare la solita leggina da intrufolare all'ordine del giorno del Consiglio regionale con l'enigmatico titolo "Modifiche e integrazioni alla legge regionale 13 maggio 1996 numero 8 — norne sulla dirigenza e sull'ordinamento degli uffici del Consiglio regionale". Un progetto di legge assolutamente bipartisan, come dimostrato dalle sottoscrizioni che arrivano da tutti i partiti rappresentati in aula, tranne il Misto.
La leggina prevedeva proprio la possibilità di inserire nelle strutture, anche come collaboratore esperto o responsabile amministrativo, soggetti in possesso del semplice diploma. I revisori dei conti, però, hanno rovinato la festa. La legge avrebbe potuto presentare profili di incostituzionalità ed esporre le casse regionali ad ingiustificati aumenti di spesa.
Ed allora, alla chetichella così come era arrivata, la legge è scomparsa dai radar dopo che Giudiceandrea ne ha chiesto il rinvio per maggiori approfondimenti. Il tema è stato poi sviscerato anche durante la riunione della Conferenza dei capogruppo che si è svolta nella tarda serata di lunedì sempre a palazzo Campanella. Durante la discussione si è aperto anche il fronte delle possibili nomine di politici all'interno delle strutture, a partire da tanti sindaci. I contratti prevedono 36 ore di presenza e non si capisce come possano essere compatibili con un'attività politica sul territorio. Contestazione già mossa dal Mef alla Regione. Ed allora si dovrà aspettare ancora.
I migliori legulei regionali sono all'opera per mettere mano ad una riforma che vuole adeguare la Calabria ai tempi moderni: la laurea è un pezzo di carta che non vale a nulla e non può intralciare le nomine dei collaboratori. I revisori dei conti se ne facciano una ragione e anche i laureati si diano da fare per annullare gli studi fatti.