Irrequieto come il suo ideatore, il maiale si liberò altre due volte dalle corde di ancoraggio
“Guarda un po’ quel porco!”
E’ questo che deve aver esclamato Earnestine, simpatica ottantenne londinese affacciata alla finestra della sua casa in stile vittoriano sulle rive del Tamigi. E’ il dicembre del 1976 e il porco, un pallone gonfiato riempito ad elio che misura circa tredici metri, volteggia tra i camini della Battersea Power Station, la centrale termoelettrica londinese di Battersea. Era stato realizzato, sotto suggerimento di Roger Waters, per finire sulla copertina di Animals, il decimo album dei Pink Floyd. Il primo giorno avevano avuto non poche difficoltà a causa del forte vento; il secondo giorno, nonostante le condizioni meteo fossero rimaste pressoché invariate, decisero di fargli nuovamente spiccare il volo. Il problema fu che i cavi di ancoraggio ai quali era legato si spezzarono e il maiale iniziò a volteggiare sopra i tetti delle case di ignari londinesi stupiti e increduli; finì con l’arrivare all’aeroporto di Heathrow, dove provocò non pochi problemi e ritardi ai voli.
Battezzato Pink Floyd pig, Roger Waters e compagni decisero di portarlo in tour, almeno fin quando Roger Waters non abbandonò il gruppo portandosi via anche i diritti per il design del maiale. I compagni , per evitare problemi di copyright, aggiunsero due enormi testicoli così da renderlo decisamente diverso. Irrequieto come il suo ideatore, il maiale si liberò altre due volte dalle corde di
ancoraggio. L’ultima, negli Stati Uniti, in occasione del tour di A Momentary Lapse of Reason: precipitò fra il pubblico e fu letteralmente fatto a pezzi dai fan che volevano portarsi a casa un pezzo unico della loro band preferita.
Suonano alla porta. E’ il corriere che mi consegna il biglietto per la prossima data italiana del tour di Roger Waters.
Porco permettendo.