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La Storia, cari amici, è politica! La Storia non è nozionismo.

Lo so che la storia locale non fa parte dei programmi scolastici dei nostri figli, realizzati a uso e consumo delle tribù longobarde della Gallia Cisalpina. Lo so bene. Lo so. Proprio per questo, nessuno dei nostri giovani conosce Anaxileos, che realizzò la prima area metropolitana dello Stretto e iniziò a sfruttare l’Aspromonte per rendere Rhegion una potenza navale. Per lo stesso motivo nessuno ha nozione della frattura terribile nella nostra storia, segnata dalla presa di Reggio del 387/6 a.C. a opera di Dionisio I, tiranno di Siracusa: la città fu possesso personale dei tiranni siracusani per più di 30 anni e, quando risorse come una fenice dalle proprie ceneri, decise di uscire dai confini segnati dalle Colline del Salvatore e dal Trabocchetto, per occupare quello che è ora il centro cittadino, e che prima era solo terreno agricolo, necropoli e luogo di santuari extra-urbani. Anche il grande Agatocle, figlio dell’imprenditore vasaio Karkinos di Rhegion, ma nato a Siracusa, è ignoto alla popolazione scolastica, anche se, da stratego di Rhegion, ci fece vincere contro Siracusa, e da Re di Sicilia combatté 10 lunghi anni contro i nostri nemici Bruttii, quelli che fin dal IV sec. a.C. avevano deciso di togliere l’aeroporto a Reggio e distruggere ogni traccia di civiltà greca nella Regione, che allora si chiamava Italìa.

Voi direte: ma si tratta di cose vecchie, antiche, polverose … Così dice mia figlia, che mi rimprovera il mio amore per l’antichità, ma mi permetto di rispondere come rispondo a lei: queste non sono nozioni, ma lezioni di politica. Anassilao aveva chiaro un progetto per Reggio, che passava dallo sfruttamento delle risorse dell’Aspromonte e dal porto di transhipment che la città allora possedeva, che ne faceva il centro commerciale dove convergevano tutte le grosse navi provenienti dall’Oriente per scaricare il loro carico, che qui veniva imbarcato su navi più piccole verso i mercati occidentali: non è un programma valido anche oggi, sostituendo il porto di Reggio con quello di Gioia Tauro?

I nostri antenati, che ricostruirono Rhegion dopo lo sfracello dionigiano, avevano un piano urbanistico ben definito, lasciando tutta la parte vicina al mare solo per le costruzioni politiche e culturali, quali l’agorà, la sede del Senato, le terme, il mercato della carne, il Ginnasio. Non avremmo bisogno di un chiaro disegno urbanistico in questa disgraziata città, che si crede Berlino ma è simile a Beirut? Quando vado a Sbarre o a Saracinello mi sembra di essere in una città del terzo mondo, senza regole e senza decoro. I nostri antenati lo avrebbero permesso? Perché noi lo permettiamo?

Anche su Agatocle vorrei spendere qualche parola: la comprensione che il nostro più grande nemico sia rappresentato dai Bruttii e dai loro discendenti non dovrebbe portarci a una politica più decisa nei loro confronti? I Reggini chiesero al basileus di Sicilia di proteggerli dagli invadenti vicini. Noi perché continuiamo a subire tutte le angherie che ci infliggono quotidianamente? La Storia, cari amici, è POLITICA! La Storia non è nozionismo: siamo il prodotto del nostro passato e delle vicende del nostro popolo. Proprio per questo i Savoia impedirono e soffocarono lo studio e la divulgazione della storia meridionale. Come Cesare Lombroso, essi dipinsero il ritratto del Calabrese brutto, sporco e cattivo, che non meritava e non merita il rispetto dello Stato Italiano. Ma, cari amici, se non impariamo dalla nostra Storia e non ci rendiamo conto delle dinamiche plurisecolari che ci governano, non andremo da nessuna parte.

Termino con una citazione da Livio (XXIV,2,1): i Bruttii, nel 215 a.C., si lamentavano con Annibale perché aveva lasciato Locri in mano ai Locresi, mentre essi volevano farne una loro colonia, e soprattutto perché Reggio era ancora in piedi. Vi chiedo: è Livio o cronaca attuale? E se è cronaca attuale, perché non stiamo dando risposte politiche a questo assedio che dura da 2350 anni?