Caro Direttore,
questa mattina ti ho mandato una foto che avrei voluto postare su Fb, ma avrebbe avuto un’eco diversa. Spesso bisogna far decantare la pancia, mettendo tra la penna e la rabbia, lo spazio bianco della pagina, che la trasformi in indignazione. C’è una canzone di Iannacci, che mi viene in aiuto. Usa parole profetiche, come solo i poeti e i sognatori sanno fare, dice così: “E' brutta gente che cammina e va sporcando la terra. E dappertutto vedere gente che guarda smarrita”.
L’immagine plasticamente rimanda ad altro, allo stato d’animo di smarrimento che molti vivono il giorno dopo i risultati delle votazioni, peraltro, prevedibili e molto negativi per questa terra. Lascio ai commentatori esperti di intingere la penna nell’inchiostro della narrazione politica, io tratto altre corde, oggi quanto mai difficili da suonare.
La foto si commenta da sola, verrebbe voglia di prendere gli sporcaccioni incivili dal bavero e metterli alla gogna come si faceva un tempo. Impossibile, perché non hanno risparmiato un angolo di città dal loro lerciume. E noi resteremmo a livello di social, che spesso è molto basso. Solo a volte è nobilitato da un minuscolo manipolo di cittadini che puliscono scale e scalette abbandonate a cui va tutta la nostra riconoscenza, chiedendoci quanto ancora resisteranno nel prendersi carico di fare ciò che altri dovrebbero fare in una città civile e politicamente ben amministrata.
Molto amaramente nelle ultime strofe, Iannacci dice: “È la mia gente che cammina dicono che sporca la terra. E' giusto un giorno come un altro credono di addormentarsi \ senza sapere che c'è sopra, \ c'è sopra un metro di terra”.
Purtroppo è la mia gente, la tua, la nostra gente, caro Aldo, che vomita sulla terra in cui vive, quando vota per costrizione e mancanza di alternative, ossia nell’assenza dello Stato in tutto il suo complesso apparato. Così vota perché gli hanno promesso qualcosa per il figlio, oppure perché domani può fare un accertamento sanitario che altrimenti sarebbe per l’anno venturo. Ma si vomita sulla nostra terra, anche quando la nausea è salita oltre il livello di guardia e non si va a votare. Astenuti che non li convinci più, schifati della politica che “serve tanti padroni” e soprattutto la propria tasca, da troppo tempo. Ti dicono, quando si è cercato di convincerli, che sono tutti uguali, destra, sinistra, avanti march! Che puoi rispondere? Ne hanno le tasche piene, gente perbene che non ne vuole sapere. Solo che sbaglia perché continua a mandare avanti gli altri, quelli che sporcano più di tutti la nostra terra, della stessa pasta di quelli che gettano il divano.
Chi è che getta un divano o una lavatrice per strada? Ignoranti, incivili, sostenitori della ‘ndrangheta? Per andare al concreto: gentaglia che guarda e prende esempio da chi ci amministra, incapace ormai da troppo tempo di risolvere un problema gravissimo, alimentando un circuito infernale. E’ stato illustrato egregiamente dalla criminologia americana negli anni 80, la teoria delle finestre rotte, secondo cui il degrado urbano, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi è presente laddove chi è preposto a farlo non è capace a mantenere e controllare l’ambiente urbano, dove non si contribuisce a creare un clima di legalità.
Brutta gente che cammina, dice tristemente l’autore, non sapendo di essere già morta. Sarà sempre così? In questi momenti sembra restare solo la determinazione di dire ai figli di andarsene e non girarsi indietro nemmeno una volta. Al diavolo la restanza e la speranza e tutto il resto.
Però poi pensi a quello che ci ha insegnato Bregantini, che la Calabria l’ha amata anche se gli hanno fatto terra bruciata. La speranza non la coltivi quando va tutto bene, ma quando sei nella prova, quando va tutto male, quando è buio pesto e lo schifo ti prende alla gola. Poi pensi che c’è gente, poeti, sognatori, uomini di Dio al servizio degli uomini, che non hanno sporcato, ma amato e lasciato doni che ci hanno cambiato la vita. Gente, che nemmeno era nata qui, come p.Vincenzo Sibilio, che ha scelto di tornare proprio dove è più stuprata questa terra, ed ha speso gli ultimi tre anni della sua vita a dare vita. Allora, non puoi farlo e la rabbia muta, si trasforma in altro sentire che è impastato di tante cose difficili: gratitudine, memoria, restituzione, resistenza, progettualità. E ricominci. Che sia questa la speranza?