L'INTERVENTO. Il neonato in culla senza vita che sfida la nostra coscienza

L'INTERVENTO. Il neonato in culla senza vita che sfida la nostra coscienza
La città di Bari è ancora sotto choc dopo il ritrovamento nei giorni di festa appena
finiti del corpicino senza vita di un neonato nella culla per la vita di una chiesa del
capoluogo pugliese. Che l'allarme non sia scattato per un malfunzionamento, o
perché il piccolo è stato deposto nella culla già morto, dovranno determinarlo le
indagini che sono in pieno svolgimento e ci sono già i primi indagati. Nel primo caso,
sarebbe una tragica beffa del destino che un dispositivo costruito per salvare vite ne
abbia fatta perdere una. In entrambi i casi, si tratta comunque di una storia di solitudine,
abbandono, disperazione.

Il giorno dell’Epifania sull’argomento è intervenuto l'arcivescovo di Bari, Giuseppe
Satriano, richiamando ciascuno alla propria responsabilità ma con parole che
meritano di essere riportate perché aprono tutto un mondo di riflessioni ben al di là
del mondo cattolico e dei credenti in generale e molto al di là di quella comunità. «Il
neonato senza nome, ritrovato esanime – ha detto il presule - nella culla, è un
richiamo urgente per tutti noi: nessuna vita, dal concepimento fino all’ultimo respiro,
sia abbandonata nell'indifferenza. È un invito a un impegno più forte, collettivo, per
dare supporto a chi si trova in condizioni di vulnerabilità, per costruire una società
che non lasci indietro nessuno. Con amarezza profonda prendiamo coscienza che
dietro la vetrina luccicante del Natale esistono storie di solitudine, di fragilità e di
disperazione, che non possiamo ignorare. Soffro con voi per la perdita di una tenera
vita, e provo dolore per quanto vissuto da chi ha deposto quel corpicino nella culla
termica della parrocchia. Entrambi sono il frutto di una cultura dello scarto che
inesorabilmente si fa strada in un mondo sempre più avvitato su se stesso e poco
attento ai più deboli e fragili. Invito tutti, a partire da me, a un momento di riflessione
personale e collettiva, affinché il dolore di oggi diventi un impegno concreto per un
futuro più giusto e solidale"..

  Richiamando ciascuno alla propria responsabilità mons. Satriano ha
aggiunto: «Il neonato senza nome, ritrovato esanime nella culla, è una
speranza di vita negata, e rappresenta il culmine di una serie di fragilità e
difficoltà sociali, che spesso non emergono alla luce dei riflettori. È un invito
a un impegno più forte, collettivo, per dare supporto a chi si trova in
condizioni di vulnerabilità, per costruire una società che non lasci
indietro nessuno, anche nelle situazioni più difficili. Simbolo di rinascita,
di solidarietà e di vicinanza, il Natale di Gesù ci invita a guardare oltre le
apparenze, a cogliere le difficoltà e le sofferenze che talvolta si nascondono
dietro a sorrisi forzati e auguri di circostanza».

Le parole forti del Vescovo barese devono (dovrebbero in realtà), infatti, indurre –
ora che siamo a feste finite, a luci spente, a concerti e concertoni fatti e/o contestati,
a pranzi e a cene luculliani consumati, a spese più o meno folli /si fa per dire) in
acquisti che ora tra l’altro proseguono con le svendite iniziate sabato scorso – a
sperare che quell’appello venga raccolto da chi ha il potere in mano. Cioè ai politici, i
vertici delle istituzioni locali e nazionali, chi ha il bastone di comando per mettere
attenzione e risorse (poche o tante che siano) in cose serie. A pensare – tanto per fare
qualche esempio - ad inizio di questo nuovo anno a cercare di risanare davvero le
periferie, a fare magari qualche concerto o spettacolo teatrale in zone dove non va
mai nessuno e non nei centri delle città che gongolano (si fa per dire ovviamente
anche in questo caso) tutto l’anno.

Lo ha detto un Vescovo e prima di lui un Papa, e poi anche un Cardinale calabrese
come don Mimmo Battaglia, tornato a dire messa nella sua Satriano.
Che ne pensano i nostri politici, di destra ma soprattutto di sinistra? E i sindaci delle
nostre città? Se ci siete battetelo un colpo, è giunta l’ora!