Questa scelta è la più sgangherata tra le tante prese dal presidente De Luca, spiegabile solo con la sua ormai inarrestabile megalomania e con il bisogno ossessivo di procurarsi consensi per il terzo mandato. Nella città partenopea De Luca non ha mai sfondato, e lui ha pensato di correre ai ripari alleandosi con i costruttori edili e oscurando con i suoi grattacieli la vista del Vesuvio, “dominatore incontrastato” finora del paesaggio del golfo di Napoli.
Per una grande città come Partenope, ricca di edifici straordinari, poteva essere l’occasione per rivitalizzarne alcuni. Ma De Luca è un provinciale che non vuole confondersi con la storia della città che odia, e deve inventarsi un’altra urbanistica su cui imporre il proprio marchio. E lo fa in polemica con gli amministratori locali.
Alla presentazione del progetto non c’era nessun rappresentante del comune di Napoli. A Milano sarebbe stato mai possibile che ad annunciare la nuova sede della regione non fosse presente nessun amministratore della città? Certo, il Comune ha fornito il suo parere per la volumetria complessiva dell’intervento di risanamento della zona a ridosso della stazione centrale di Napoli, ma non si è ancora completato l’iter autorizzativo. Eppure, è partita la propaganda di regime. Il presidente della regione pensa di stare a Dubai o di essere il sindaco di Napoli, ma non è stato eletto per quel ruolo. Ceausescu sarebbe stato più cauto.
*già apparso sul Fatto quotidiano.