BREGANTINI, il profumo di zagara e un briciolo di Calabria per la Via Crucis

BREGANTINI, il profumo di zagara e un briciolo di Calabria per la Via Crucis

Mons Bregantinidi IDA NUCERA - D’improvviso il profumo della zagara che quest’anno è arrivato in anticipo, forse in risarcimento di olezzi altri che abbiamo accumulato lungo le strade della nostra città, riportava alla mente la riflessione di Maria Franco sulle parole “verità, bontà, bellezza”.

Sulla difficoltà di intrecciarle come filo conduttore che contrasti la menzogna, la volgarità, la bruttezza. Si trattava delle indicazioni che papa Francesco aveva dato agli operatori della stampa, sempre più sporcata dalla calunnia, dalla disinformazione e dalla strumentalizzazione delle storie umane. L’invito a rivolgere lo sguardo ad un orizzonte di speranza va ben oltre i principi ispiratori l’etica dell’informazione. L’inquinamento delle coscienze ha raggiunto una vastità e una profondità tali da rendere il nostro un tempo di assoluta decadenza e di oscurità di cui non se ne vede fine, soprattutto nella nostra terra di Calabria. Ma più è buio, più è possibile scorgere luminose le stelle che orientano i nostri passi lungo la via dolorosa delle nostre croci quotidiane.
Anche il riferimento di molti, compresa la brava collega, alle riflessioni della Via Crucis del Venerdì Santo, scritte quest’anno da Monsignor GianCarlo Maria Bregantini, hanno avuto l’effetto proustiano del profumo di zagara, confermandomi la bontà della condivisione di un dono.

La via Crucis per saperla scrivere, prima bisogna viverla. Ed anche se la Calabria non sarà nominata, sarà di certo presente in filigrana e potrà aiutarci a cogliere la piccola e tenace luce che avanza nelle tenebre odierne.
Il Sud è per padre GianCarlo il crogiuolo di un’esperienza profonda e decisiva, in cui la sequela di Cristo trova la sua incarnazione evangelica più piena, nel servizio ai poveri, nella testimonianza per la giustizia e la pace, dove, in maniera inaspettata e insperata “la vocazione di Nazaret si incontra e si completa con quella di Emmaus”. E’ testimonianza che raggiunge laicamente le coscienze, tutte, a prescindere dall’appartenenza religiosa. Si è fatto amare per la semplicità e la trasparenza dei modi, la forza vibrante dei suoi tanti scritti, la vicinanza agli ultimi e la voce profetica levata contro la ‘ndrangheta e ci ha lasciato un testimone.

Per tanti aspetti lo stile di Bregantini è in grande sintonia e affinità con quello di papa Francesco, soprattutto per le scelte verso gli ultimi, per le modalità pastorali, la comunicazione inedita e immediata che non potevano passare inosservate al Vaticano. Su tutte, la scelta della povertà, definita in uno dei suoi ultimi libri, “la lampada della povertà, come cifra di Vangelo, come tesoro da custodire, …solo da un cuore semplice e povero può generare la poesia. Perché sgorga dalla verità e dal dolore condiviso della vita. La gratuità è la nota che regge la povertà. E’ lo stile, dice padre GianCarlo, che si fa gratitudine con relazioni serene, fraterne, amabili,…specie in un mondo di infelicità quale quello che oggi stiamo costruendo, forse perché stiamo puntando troppo sui beni materiali”.

A volte, ci sono avvenimenti forti che segnano il tempo umano, trasformandolo in kairòs. Nel corso di due brevi conversazioni telefoniche, avvenute a poca distanza di tempo l’una dall’altra, ho avuto modo di dialogare con il vescovo. Alle mie domande, sono emerse alcune risonanze inedite insieme ad alcune risposte già espresse in radio.
Lungo questa Quaresima, per Lei due avvenimenti importanti si intrecciano…appena pochi giorni fa, ci siamo sentiti in occasione della morte di monsignor Agostino, che lo aveva ordinato diacono, sacerdote e vescovo e nei cui confronti ha espresso una commossa e profondissima gratitudine, la notizia della Via Crucis è stata subito dopo….
Attribuisco a lui il mio sì... e’ vero, la notizia è giunta il giorno dopo la sua morte. E’ un dono del cielo del vescovo emerito di Cosenza-Bisignano monsignor Giuseppe Agostino che a Crotone mi ha ordinato diacono, sacerdote e vescovo. Il mio pensiero va a lui ed anche ad altre due figure importanti, il fondatore del mio ordine degli Stimmatini, san Gaspare Bertone, e a fra’ Immacolato Brienza, carmelitano scalzo, che guidano la mia esperienza spirituale e di pastore.

Monsignor Bregantini, quale la risonanza più immediata per questa Via Crucis?
L’ho vissuta come una chiamata del Signore e con profonda gratitudine nei confronti della persona di papa Francesco. Mai come in questa circostanza ho sentito intensamente vera, nella preghiera e nella riflessione la passione di Gesù intrecciata alla passione dell’uomo.
Quale il tema di questo momento così importante durante la Quaresima?
Il tema che dal Vaticano mi è stato suggerito è “Il volto di Cristo, il volto dell’uomo”. Contemplando il volto dell’uomo che soffre, si intravvede sempre il volto di Gesù. Più si è attenti a quello dell’uomo, più scopriamo che dietro c’è bisogno del suo volto. Più contempli il volto di Gesù, più senti che s’incarna oggi nelle mille sofferenze del nostro tempo, che Lui è già presente in ogni lacrima versata. Non la lascia però senza risposta. Il suo sguardo ci osserva e ci sostiene, asciuga il pianto, come ha fatto con il triplice rinnegamento di Pietro.

Qualche anticipazione sugli argomenti trattati…
Ognuna delle 14 stazioni tratta una tematica che tocca il volto dell’uomo sofferente, così come ogni giorno vengono incontrati, così saranno delineati i volti degli immigrati, dei carcerati, delle madri che piangono i figli morti di tumore nella valle dei fuochi, il mondo della disoccupazione e della precarietà, la violenza contro la donna, la solitudine, il mistero della morte. Il volto di Gesù è il volto delle sofferenze dentro il dramma di oggi. È la passione di Gesù che porta conforto all'uomo.

Il riferimento alla Parola è certamente il fondamento di questa preghiera che tutti i cristiani potranno meditare nel giorno della Passione di Cristo.
Le tante realtà di sofferenza contemplate sono segnate anche da tanta forza che nasce proprio dalla Parola di Dio. I versetti di ogni stazione in relazione al tema si concludono con una preghiera.

Quale, in sintesi, il messaggio profondo e essenziale che la Via Crucis vuole dare alla gente, in particolare a coloro che sono più fragili e smarriti, come i giovani?
Vuole trasmettere l’importanza e la forza vitale che la Passione ha sul mondo di oggi. Questa forza vitale, la via della Croce la possiede anche sui giovani. Essi sentono di essere rappresentati perché non sono per nulla insensibili al dolore, anzi proprio per questo la Via Crucis andrebbe rilanciata. La Passione di Gesù è consapevolezza che con la sofferenza non si gioca, non si bara, quando Lui è schiacciato dal peso del legno non scappa, quando è appeso ai chiodi, resta sulla croce. Dall’intreccio dei due volti, quello dell’uomo e quello di Gesù, che nasce la capacità di costruire un nuovo cammino di speranza.