SAPIENS. Bambini in balia del web. Fino a quando?

SAPIENS. Bambini in balia del web. Fino a quando?

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Si è svolto qualche giorno fa l’evento “Genitori in rete, consigli per figli social”, promosso da Operazione Risorgimento Digitale in occasione del ‘Safer Internet Day’, ciò nell’ambito del “Mese per la sicurezza in Rete” del Ministero dell’Istruzione-Generazioni Connesse. Dagli interventi della rappresentante di Google, di Irina Pavlova di Tik Tok, Laura Bononcini di Facebook, Elvira Cazzaniga di Microsoft, Anastasia Buda di Samsung sono venuti molti suggerimenti su come rendere controllato e sicuro l’utilizzo di internet: dai link con i genitori, mediante i quali stabilire i tempi e gli orari dell’accesso, ai blocchi dell’applicazione o di determinare funzionalità, alla possibilità di segnalare eventuali trasgressori dei limiti d’età con conseguente blocco, al libro da consultare, realizzato da Samsung per alunni, studenti e docenti. Ma la parola a mio avviso definitiva è stata quella della psicoterapeuta Maura Manca: i bambini NON devono usare lo smartphone, gli adolescenti devono osservare delle regole che vietino di andare a letto con il dispositivo, perché il cervello rimane acceso per ore dopo il suo spegnimento con conseguenze disastrose sul sonno e sulla psiche.

Il problema è oggettivamente enorme. Secondo un’indagine realizzata dal portale Skuola.net, dall’Università degli Studi di Firenze e dalla Sapienza per “Generazioni Connesse” - il Centro Italiano per la Sicurezza in Rete guidato dal Ministero dell’Istruzione - a causa della pandemia l’utilizzo di internet è letteralmente esploso.  Sei adolescenti su dieci dichiarano di passare, in media, più di 5 ore al giorno connessi, mentre un anno fa erano tre su dieci. Un ragazzo su 5 si dichiara addirittura “sempre connesso”. Il 59% degli intervistati ritiene si sia verificata una crescita degli episodi di cyberbullismo negli ultimi mesi; un anno fa la stessa percentuale era del 20%.

Ma un’altra indagine conoscitiva dà esiti più incoraggianti per misurare il grado di consapevolezza dei bambini e degli adolescenti su questo tema. Secondo una ricerca condotta da Generazioni connesse per conto della Polizia di Stato, il 55% degli adolescenti sarebbe interessato ad acquisire, qualora fosse previsto, un patentino per accedere alla Rete. Il 25 % si spinge oltre, ritenendo che la patente per il web dovrebbe essere obbligatoria; nella fascia 11-13 anni, quasi uno su 3 si dice a favore di questa soluzione.
   Per il 40,5 % la quota d’ingresso dovrebbe essere fissata a 14 anni, per il 14,5% a 16.

Ora, è chiaro che le iniziative sopra richiamate, insieme ad altre delle quali parleremo più avanti, erano programmate da tempo. Altrettanto evidente è che “L’affare Tik Tok” dà al tema una attualità e un’urgenza molto più stringente. Sì, perché sapere che una bambina di 9 anni muore presumibilmente per un challenge su un social non può lasciare indifferente nessuno, men che meno chi ha il dovere istituzionale e giuridico di fissare regole chiare per l’accesso al web di bambini e adolescenti. Come si può consentire a un bambino di utilizzare, al di fuori di ogni controllo, strumenti così complessi e, diciamolo fuori dai denti, pericolosi? A un novenne non si consente di attraversare la strada da solo, in ragione del rischio che corre di finire investito. Ben più gravi sono i pericoli che questi esseri inconsapevoli e indifesi possono incontrare sul web, come purtroppo si è potuto verificare. Dopo la morte della bambina di Palermo, è stato accertato che la stessa aveva attivi molti account su più di un social. La verità è sotto gli occhi di tutti: queste multinazionali potentissime e senza confini hanno un solo interesse: quello di sorvolare su ogni genere di controllo per acquisire account, informazioni, dati, per aumentare a dismisura i profitti. Questo vale per Tik Tok come per tutte le altre.

Bene ha fatto il Garante per la privacy a intervenire, intimando a Tik Tok, e dopo anche a Facebook e Instagram, di bloccare tutti i profili per i quali non è stata applicata l’age verification. Ma è indicativo che già a dicembre a Tik Tok lo stesso garante avesse contestato scarsa attenzione alla tutela dei minori; facilità con la quale è aggirabile il divieto, previsto dalla stessa piattaforma, di iscriversi per i minori di 13 anni; poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti; uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy. Dopo la tragedia, è stato comminato il blocco totale fino al 15 febbraio, ciò per reperire modalità efficaci per l’accertamento dell’età, fissata a 14 anni dalla legge italiana e a 13 dalla stessa piattaforma social.

Nel frattempo, della questione è stata investita l’omonima Autorità irlandese, dove ha sede lo stabilimento principale di Bytedance, la società cinese che produce e controlla Tik Tok. Il suo portavoce, d’altronde, si è affrettato a dichiarare che “La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini”. Ma intanto Guido Scorza, componente del Collegio del Garante e relatore del provvedimento, sottolineando la necessità del blocco, afferma che «Ci sarebbero tecnologie in grado di accertare l’età, ma TikTok non utilizza questi strumenti”; e prosegue: «I social dovrebbero cessare ogni trattamento connesso all’erogazione del servizio di utenti dei quali non siano in grado di accertare che abbiano più di 13 anni; se non lo faranno andranno incontro a una sanzione fino a 20 mln di euro».

Ma Tik Tok ha una particolarità che lo rende particolarmente insidioso e sfuggente: i contenuti si moltiplicano con successivi interventi, sia da parte di chi li crea ispirandosi a quelli già postati inventando remix, meme o duetti, sia per chi li consulta. Per fare ciò, non è necessario creare un nuovo account, e gli algoritmi favoriscono appunto condivisioni e nuovi interventi, all’infinito. Perciò, in attesa delle prossime novità, con l’Operazione Risorgimento Digitale si tenta di agire in prevenzione, per fare in modo che gli adulti, e i genitori in particolare, siano in grado di interloquire su questi temi con cognizione di causa. Dal 23 febbraio e fino alla fine dell’anno, sono previsti webinar gratuiti e videopillole dedicati all’uso intelligente e consapevole della tecnologia, dei nuovi servizi digitali e alla prevenzione dei rischi online. “La scuola di Internet per tutti”, invece, è un programma, destinato a chiunque, di corsi online gratuiti. Per partecipare è sufficiente una padronanza minimale nell’uso dei device.  

“Migliorare la vita con il digitale” è un corso di un’ora a settimana per 4 settimane con insegnanti e tutor di Tim, con lezioni da remoto e la disponibilità di elementi scaricabili per l’apprendimento e l’approfondimento. Staremo a vedere. Intanto, teniamo d’occhio i nostri figli, come se stessero al centro di una trafficata via cittadina.