LA RECENSIONE. Quando mia madre indossò la maglietta di Franz Beckenbauer, Francesco Pileggi, Rubbettino.

LA RECENSIONE. Quando mia madre indossò la maglietta di Franz Beckenbauer, Francesco Pileggi, Rubbettino.
Era da tempo che una lettura non mi coinvolgeva ed emozionava con tale intensità. Il libro è quello di Francesco Pileggi, Quando mia madre indossò la maglietta di Franz Beckenbauer, pubblicato da Rubbettino.

E che quei centosessanta fogli, che ho letto con il dispiacere che dovevano finire, sono una cosa
importante, credo non lascerà dubbi anche a chi, come me, non è un critico letterario ma semplicemente
uno a cui piace leggere.
E’ un libro che ti fa capire che “mondo” non è una parola che esprime solo un concetto geografico quanto
una dimensione che appartiene alla sfera personale, al proprio vissuto, alla capacità di mettere in relazione vite in apparenza marginali con i grandi avvenimenti e che una esistenza può essere il cuore del mondo.

Dimentichiamo spesso che la spina dorsale della storia sono le vite, quelle che non hanno bisogno di ribalte mediatiche, quelle giudicate insignificanti, vissute in contesti periferici, vite in apparenza surreali, intrise di resistenza più che di esistenza, ma pezzi importanti di una storia grande.

Certo, occorre poi qualcuno che quelle vicende le sappia raccontare perché in letteratura ciò che conta non è la storia ma il linguaggio che la racconta e il modo come la racconta.

E Pileggi è anzitutto uno che sa raccontare. Lo fa recuperando il linguaggio vero della sua prima gioventù,
uno slang asciutto, pieno di sottintesi, abbreviazioni, di silenzi che valgono mille parole, immediatamente
visivo, proprio di quegli spazi marginali così simili nel mondo che sono le periferie, che fa diventare musica le parole.

Di fatto una autobiografia. Ambientato in un quartiere popolare della sua città calabrese di orgine nei primi anni ’70, è la storia di un gruppo di giovanissimi amici accomunati da una grande assenza, una assenza che diventa mito e che li trascina, ad un certo punto, in un viaggio coast to coast sulle orme di Ulisse.

Questa periferia e queste vite raccontate dall’autore - con il pallone come fil rouge delle giornate così
comune a tante generazioni di strada - emoziona proprio perché non è mitizzata ma viene raccontata con
dovizia di cronaca in tutta la sua crudele realtà ma con un linguaggio di una delicatezza infinita, proprio dei giovani sognatori.  E’ tutto vero e misero ma allo stesso tempo colorato e intenso perché così è la vita, tutta la vita a certe latitudini e in determinati momenti, fino a quando non si ritrova sé stessi e la propria strada e magari qualcuno invece la perde.

E’ una storia che racconta indirettamente il grande esodo migratorio calabrese che ha coinvolto milioni di
persone, con le conseguenze sullo sviluppo, sui sogni, sul futuro di intere generazioni di giovani che si sono cresciuti senza avere un padre accanto.

E’ un libro maturo, pur essendo il suo primo, in cui l’autore dimostra di avere una voce definita e potente
nelle rappresentazione dei personaggi e degli ambienti e in cui le sue esperienze di registra teatrale e di
film-maker sono evidentemente servite a rendere il racconto così vero e coinvolgente.

*FRANCESCO PILEGGI, Quando mia madre indossò la maglietta di Franz Beckenbauer, Rubbettino editore, Soveria Mannelli, 2022.