Scrivere... per vincere? In Calabria? In Calabria. La prima volta fu alle elementari, un concorso per alunni di quinta. Una lettera. Alla mamma.
Premiazione al Teatro Cilea. Oltre 200 km, andata e ritorno. In autobus. Sopravvivere al mal d’auto: la vera vittoria. Scrivere ora, decenni dopo. Scrivere della Calabria. Della terra... Della mia terra. Come risalire su quell’autobus...
Scrivere a scuola. All’università. Scrivere per lavoro. E per diletto. O per tormento? Versi. Pubblicati. E scrivere ancora. Ma non racconti. Racconti mai. Qualcuno, brevissimo, nel tempo andato. Per bambini. “Professional-mirato”, diciamo. E... sudato! Poi magari scrivere un haiku in un attimo. Condensare una fugace sensazione di casa, un volo di gioia, un dolce sogno in tre versi, cinque-sette-cinque sillabe. Finito.
Ma raccontare... Da un’emigrazione non recente e persistente, poi! Raccontare - da lontano - della Calabria, delle Serre, di querce, di mare. Di casa... Come faccio?!?
Il treno... Il treno. In direzione nord. Oltre 2000 km. Due giorni. Due frontiere. Dai 20 gradi di un dolce novembre a -23°C. Le strade gelate. E il sole... No, non era il sole, ma il disco rosso della bandiera giapponese su sfondo bianco.
Il cielo... Il cielo... era bianco! Lavorare. Ammutolire di colpo. Chiedere: per tutto. Chiedere: di tutto. Chiedere: a tutti. Dice: “Si affitta anche a stranieri”. Anche?!? SOLO, direi: è una topaia. "Prendere o lasciare!" Ma va?!? Ore 14:20. NON si affitta a stranieri! Clic. Stranieri... Diventare di colpo... stranieri. Ore 20. Circa. Paralizzati da quella scoperta, gli spaghetti del pranzo tornano su. Senza clic. Per anni, lo stomaco registra puntualmente ogni offesa, ingiustizia, allusione. E ogni bla-bla. Di consolazione, magari. Ma maldestro. Che allarga la
ferita, invece.
Dell’ora di religione, questo resta sulla lavagna: Besonders für die Kranken, für Ausländer, für Sünder will Jesus da sein. (Gesù vuole esserci in particolare per gli ammalati, gli stranieri, i
peccatori.) Stranieri “inchiodati” fra malati e peccatori. Ah. Silenzio...Respira... Silenzio. Respira.
“Sa, andiamo in Spagna... bla-bla... Per due settimane! Abbiamo affittato... bla-bla... Io lascio sempre degli spiccioli nel portamonete, così, quando li rivedo fra le pesetas, non sento troppo la nostalgia di casa!” Nostalgia?!? Per due sett... di vacan... Ma allora... IO?!? Silenzio! Respira! È quasi finita. Tra poco il bancomat sarà libero. Silenzio... Vanno via...
Respira... Respira.
Tornare.
Anche tre volte all’anno. Ad ogni spicciolo di vacanza. A casa. Quei 2500 km in treno. In treni... Due notti. Ma già a Roma Termini, al binario è Calabria. Suoni, voci, colori di casa... E ringraziare Iddio di non dover attraversare lo Stretto.
Tornare a tornare.
Collezionare migliaia di chilometri. Sommando distanze. Per annullarne una.
Tornare. Per restare.
Per anni, decenni, lottare, sperare, sognare...
Gli alberi... i MIEI alberi... La carezza del vento tiepido, il verde tenero a primavera, cielo e mare in un unico abbraccio. Natura libera, vera, selvaggia. Regina! Non prato curato, rasato e... VIETATO!
- Chi ssi dici, figghioli? Comu jamu? - Tornare ad essere i “figghioli” di tutta una comunità.
Eppure... Di ritorno... in ritorno... Tornare per non appartenere, invece. Non più.
No. Tu no. Tu, ora, sei ALTRO. Diversitá. Novitá. Sei tradimento. Hai rinnegato. Andando.
Ora, tornando, cosa vuoi? Ma chi sei? Hai il passaporto italiano... Ancora?!? Non sei dei loro?!? Ma neanche dei nostri, eh! Sei... Già... Cosa sono? Chi sono?
Sono profughi. Nemici. Una flotta di carrette del mare. All’assalto. Della patria. Senza radici. Loro. Senza radici. Io... Tu... Senza radici anche quelli che non andarono, che non tradirono?
Tutti apprendisti maghetti dalle radici aeree, i cittadini del Villaggio Globale? Tutti a casa e nessuno a casa...
Risveglio. Rinascita? Tradizionale. Musicale. Culturale.
Forti, rassicuranti, le braccia di Corrado Alvaro. Fresco e timido l’abbraccio di Lorenzo Calogero, che sussurra il suo segreto di vero calabrese: riuscire ad essere cittadino del mondo e continuare a vivere nella Natura, con la Natura, per la Natura.
Trasformare il proprio dolore in sogni, in giochi colorati, superare tempo e spazio e radicarsi nella propria terra, non per campanilismo, ma nella certezza di essere a casa, in una pozione magica di Natura e Cultura sapientemente dosate, con le radici saldamente ancorate nei valori del passato ed i rami danzanti nel sole e nel vento delle novitá, dei sogni, delle esperienze del mondo.