L'INTERVENTO. Il Premio Sila, edizione 2024

L'INTERVENTO. Il Premio Sila, edizione 2024

Anni fa c’era l’estate romana ricca di eventi capace di coinvolgere ed entusiasmare folle serali sulle rive del Tevere. L’assessore Nicolini, sindaci Argan e Petroselli quando sembrava facile e possibile amministrare una città impossibile come Roma, regalava emozioni e stimoli a piene mani, ai tempi di un’Italia speranzosa e piena di vita.

Cinquanta anni dopo, in un’altra Italia, un altro pianeta-sembrerebbe-, lungo altre coordinate ma con identici intenti e sguardi, a Cosenza il Premio Sila offre alla città, racchiusi nell’arco di tre giorni intensi e tesi eventi di profilo altissimo quanto accattivante.

Dapprima in tardo autunno, poi spostato a fine giugno, nelle sezioni narrativa, economia e società, riconoscimento alla carriera, il Premio Sila, che vanta una nascita illustre in tempi di alta tensione politica e culturale, rinato da più di dieci anni, appartiene al lotto dei premi letterari che hanno dignità nazionale, come attestano sia la stampa quanto la partecipazione di premiati e spettatori.

C’è chi si sofferma sulla irrefrenabile voglia di effimero e di disimpegno, altri parlano, a proposito della partecipazione e del coinvolgimento, di una città indolente e guardinga, altri ancora attribuiscono alla sostanziale distanza dei ceti professionali, universitari, pubblici e privati da eventi come questo, a un disincanto borghese tipico di una decadenza ormai inarrestabile. Perché uno dei tratti salienti puntuale quanto evidente da rimarcare è che accanto alla numerosa e visibile presenza di giovani la città sembra impermeabile, poco reattiva, altra, rispetto a personalità e temi di profilo e caratura oggettivamente indiscutibili.

Non c’è bisogno di soffermarsi sui nomi dei vincitori né delle opere premiate, illustrate e discusse: sui manifesti e nelle cronache campeggiano in bella evidenza, ma qualche considerazione su un’università che brilla per la sua assenza forse è il caso di farla; alcune annotazioni sui perché le stimolazioni alle riflessioni che libri e pensatori, poesie e saggi avanzano ma che le cosiddette classi dirigenti preferiscono ignorare, può aiutare a scrutare nel buio che ci avvolge. Non sembra sia un dato solo locale, riguardante il profondo sud di provincia, ma anche se così fosse non sarebbe sufficiente a fornire elementi di consolazione o conforto: accrescerebbe piuttosto i livelli di allarme. Ma tant’è: vuol dire che viaggiare in direzione ostinata e contraria si può declinare in più maniere, e fino a quando ci sarà chi si attarderà nell’insistere vuol dire che c’è ancora speranza.