reggino d’origine trapiantato a Roma per motivi di studio e poi di lavoro.
L’autore non ha mai reciso le radici col borgo natio di San Filippo, sulle colline pellaresi. Lì torna ogni estate per ritrovare i suoi affetti familiari, gli amici, la bellezza del territorio e del mare che separa la sua terra dalla dirimpettaia Sicilia.
Il suo piccolo angolo di paradiso è una vigna che appartiene alla sua famiglia da più generazioni e, dopo la morte del padre, tocca a lui il compito di coltivarla con l’aiuto della moglie Tota. In questo luogo del cuore i due si recano ogni mattina e vi trascorrono puntualmente tre ore, tempo che a Peppino serve non solo a sradicare erbacce e zappettare intorno alle viti, delicatamente per non scalfire il tronco delle piante, quelle ore sono anche occasione per ricordare, riflettere e meditare.
Tra quei filari rivede il padre che ha spesso accompagnato lì, con cui ha condiviso momenti di lavoro alternati a discussioni talvolta anche accese, soprattutto quando affrontavano temi politici. L’esuberanza e la passione giovanile a confronto con la saggezza e la pacatezza dell’età matura. Nel silenzio di quel posto va col pensiero alla sua infanzia, agli studi che lo hanno portato a conoscere il pensiero di Freud, divenuto per lui un punto di riferimento prezioso ed insostituibile, all’incontro con la compagna di una vita, alla sua paternità, alla fede in un Dio creatore che gli suscita qualche dubbio, a quel Nazzareno che invita all’amore incondizionato e che tanto lo affascina.
Peppino in quel fazzoletto di terra avita si cimenta nel mestiere antichissimo del vignaiolo ricavando non solo grappoli succosi ogni autunno, ma anche tanta serenità e coraggio.
Il libro con un linguaggio piano e comprensibile trasmette contenuti molto profondi ed è arricchito da illustrazioni che permettono al lettore di comprendere meglio ambienti e situazioni descritti dalle parole. Le pagine di questo racconto sono testimonianza di un legame profondo tra una terra a volte aspra ma sempre generosa con i suoi figli e andrebbe letto, a mio parere, da quanti se ne allontanano sdegnati e convinti che solo altrove, lontano, si realizzeranno. Così facendo impoveriscono non solo la Calabria ma anche se stessi, privandosi di tante gioie ed occasioni che arricchiscono la mente e lo spirito.
Giuseppe Laganà- Le tre preziose ore di don Peppino Vitabella. Caterini editore 12 euro.