di ALDO VARANO - Ieri ho passato una malaserata. Ho cercato di capire, dopo il tam-tam di Fb contro Giannantonio Stella, perché nella Locride si fossero indignati con passione contro il giornalista del profondo Nord.
Con la Locride ho un rapporto molto denso. C’è nato mio padre. Quando sorpasso Palizzi verso Caulonia ho sempre la sensazione di trovarmi dove avrei dovuto sempre vivere. La sento mia. Lo so che è una terra dura e violenta. Ma io ci ritrovo uno stupore e una pace che difficilmente ho raggiunto altrove.
Ho letto la lettera del sindaco di Locri che trasuda emozione e sdegno. Dice: BASTA!, col punto esclamativo e tutto maiuscolo. Ho trovato il filmato dello scambio di battute tra Fazio e Stella (non seguo mai Sanremo; non per spocchia radical-chic, ho rispetto e attenzione per eventi nazional-popolari che affascinano decine di milioni di persone). Ho ascoltato il filmato ed è cominciata la malaserata. L’ho riascoltato. E l’inquietudine è cresciuta.
La lettera del sindaco di Locri, riletta, mi è sembrata non più uno scatto d’orgoglio ma furba e ridicola. Lui avrà avuto qualche ragione per scriverla. Forse riuscirà veramente a strappare un po’ di visibilità. Ma intanto c’ha sputtanati un bel po’ con quell’originale insieme di sconnessioni che puntano all’emozione irriflessa.
Ho sbobinato e scritto parola per parola lo scambio di battute tra Fazio e Stella. La lettera del sindaco di Locri, confrontata con quel dialogo, e la sua esaltazione via Fb, mi sono sembrati un documento inquietante che racconta ragioni non secondarie dell’arretratezza e del dramma calabrese. Insomma, molto pregiudizio tanta retorica e niente orgoglio. Ho poi letto commenti e “riflessioni” carichi di emotività e decadentismo estetico. Perfino Locridei (e non solo) di altissimo rilievo culturale di cui ho (e conservo) stima illimitata sono caduti nell’imbarazzante trappola. Le aquile volano alto ma certe volte si posano a terra; come le galline. Che io sappia è capitato e capita a ognuno di noi.
Sul web s’è dispiegato un repertorio di quel che va combattuto: superficialità, sentito dire, acriticità, rinuncia a usare la testa invece delle emozioni. Ho letto commenti su Stella razzista al servizio della Lega. Ma come? L’intellettuale del profondo Nord, a cui è legatissimo, che s’è contrapposto alla barbarie del leghismo contro gli immigrati è un agente di Bossi? Stella che, esattamente come Mimmo Gangemi, ha rivendicato la propria storia familiare attraverso un nonno emigrato dal Veneto dei poveri – come noi terroni - per sfuggire alla fame e conquistare il decoro, e che ha difeso gli immigrati e la loro dignità di persona, è leghista? Avrà e certamente ha tanti difetti. E’ un polentone Stella (potrei elencarne qualcuno gravissimo), ma dargli del razzista rivela solo la propensione razzista dei meridionali che lo insultano.
E veniamo alle offese. Che ha detto Stella? Ha sostenuto che c’è un rapporto tra la bellezza materiale e quella etica. Perfino, non se ne abbia a male Stella, ovvio e scontato. Il sindaco non è d’accordo e vuol contrapporsi alle punte alte della cultura mondiale degli ultimi millenni sostenendo il contrario? “Io credo - ha detto l’uomo del Corsera - che abbia ragione monsignor Bregantini, che è stato vescovo di Locri a lungo, che dice che un ragazzo che cresce in un posto brutto è più facile che cresca brutto”. Dove, il primo brutto, significa: esteticamente, materialmente; il secondo: eticamente. Mi pare ineccepibile. “Più facile”, ha detto. Cioè, non necessariamente. Perché non essendo razzista e ritenendo la bruttezza etica non scritta nel dna ma connessa a vicende storiche e alle scelte degli uomini rifiuta un rapporto meccanico tra bruttezza (estetica) e deriva etica. Potrebbero negarlo proprio i Locridei che hanno contribuito potentemente (nel passato remoto, ahinoi molto remoto) a inventare e creare la bellezza?
Di curioso c’è che nella Locride c’è chi è convinto che chi nasce in una famiglia mafiosa sarà per forza un mafioso tutta la vita perché “chi nasce tondo non può morire quadro”: tesi che più razzista non si può.
Ha aggiunto Stella che la mafia (ha detto mafia non ‘ndrangheta: parlava del fenomeno in generale e non della Locride ed è un imbroglio furbo sostenere che abbia legato il pensiero di Bregantini all’esperienza nella Locride) sguazza nel brutto estetico perché agevola il brutto etico. E allora? Non è così anche da noi? Non ha detto, ma avrebbe potuto legittimamente dirlo, che Bregantini l’aveva imparato qui, da noi. Ma non l’ha fatto. Se Stella avesse detto di avere appreso quel teorema invece che da Bregantini da Kant, Hegel o Croce (e avrebbe potuto farlo) si sarebbero dovuti incazzare quelli di Königsberg, Stoccarda o Pescasseroli?
P.S. Quanto scritto fin qui è solo l’introduzione al problema reale a cui tutti dobbiamo rispondere senza banalità: com’è stato possibile? Perché a migliaia sono scattati contro una frase innocente percependola come un’offesa atroce e insopportabile a Locri e alla Calabria? Qual è la ragione vera per cui noi calabresi scattiamo come una molla anche quando non ne esiste alcuna ragione? Insomma, perché continuiamo ad essere così deboli e fragili?
P.S./2 La discussione è aperta: no perditempo e professionisti dell’insulto.