I Ros contro i Piromalli: 12 arresti, sequestrati beni per 50 mln

I Ros contro i Piromalli: 12 arresti, sequestrati beni per 50 mln
I carabinieri del Ros hanno eseguito 12 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di affiliati alla cosca 'ndrina Piromalli di Gioia Tauro, accusati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, truffa ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose.

 L'intervento, emesso dal Gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, ha previsto anche il sequestro preventivo di beni per un valore di circa 50 milioni di euro, tra cui il noto consorzio Copam di Varapodio, costituito da oltre 40 aziende e cooperative agricole operanti nella piana di Gioia Tauro, nella Sicilia orientale e nel basso Lazio.

 I provvedimenti, eseguiti dal raggruppamento operativo speciale, si collocano nel quadro di un'articolata manovra investigativa avviata contro i vertici della 'ndrangheta reggina.

 L'operazione di oggi, denominata 'Provvidenza 2', segue il fermo, eseguito sempre dai Carabinieri, nel gennaio scorso di 33 persone appartenenti alla stessa cosca Piromalli.

 Le indagini hanno documentato le dinamiche associative e gli assetti mafiosi della cosca Piromalli, evidenziando il ruolo apicale dei fratelli Giuseppe (detto 'Facciazza', al momento detenuto nel carcere de L'Aquila), e Antonio (detto 'U catanisi'), in grado di orientare gli equilibri criminali e di condizionare il locale tessuto economico-imprenditoriale, con particolare riferimento ai settori agro-alimentare e turistico-ricettivo, grazie alla complicità di imprenditori contigui alla cosca. In particolare, l'indagine ha accertato come Giuseppe Piromalli, benché da anni in regime detentivo speciale, attraverso i periodici colloqui con i familiari, e facendo leva su un'efficiente filiera comunicativa, fosse in grado di veicolare all'esterno ordini e messaggi, funzionali alla direzione degli affari del clan, controllati attraverso il figlio Antonio.

 In tale contesto, altro ruolo carismatico in seno alla cosca è risultato quello dello storico boss, Antonio Piromalli, defilato sotto il profilo strettamente operativo, ma ancora molto influente nella pianificazione delle strategie criminali dell'organizzazione: lui infatti aveva il compito di rinsaldare i rapporti con la cosca Molè, un tempo alleata, attraverso la figura di Michele Molè, coinvolto nella divisione dei proventi derivanti dagli affari criminali legati alla gestione del porto di Gioia Tauro.

 Sul piano più generale, le investigazioni del Ros hanno messo in luce anche le infiltrazioni dell'organizzazione criminale sia nel settore agroalimentare, documentando le interrelazioni transnazionali strumentali allo sviluppo di importanti traffici commerciali, sia in quello turistico-ricettivo, attraverso ingenti investimenti di denaro di provenienza illecita nell'acquisto di strutture alberghiere in zone costiere ad elevata vocazione turistica.

 In particolare nel comparto oleario, gli imprenditori Domenico e Gioacchino Careri, da sempre legati ai Piromalli, avevano avviato un'ingente attività di esportazione di olio verso gli Stati Uniti, con la prospettiva di introiti derivanti dalla possibilità di commercializzare il prodotto in noti ipermercati americani. Tale meccanismo di fatto consentiva ai Piromalli di penetrare nel mercato americano con prospettive di guadagno e riciclaggio di denaro, mentre ai Careri permetteva di assumere una posizione rilevante nel settore oleario, vendendo il proprio prodotto ad un prezzo decisamente vantaggioso e dissimulando, dietro l'etichettatura di olio extravergine, la vendita di olio di sansa (in alcuni casi persino avariato). Le ipotesi di frode in commercio e contraffazione alimentare sono attualmente al vaglio delle autorità americane, con approfondimenti da parte dell'Fbi.

Nella distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, è invece emerso come la cosca avesse infiltrato il consorzio Copam di Varapodio, costituito da numerose cooperative calabresi e siciliane, sfruttandone la notevole capacità di approvvigionamento di prodotti agrumicoli, e disponendone sul piano gestionale e commerciale, grazie al ruolo di un dipendente referente della cosca gioiese.

 Attraverso un così ampio controllo, il sodalizio è stato in grado di alimentare sia la grande distribuzione del nord-est italiano che il mercato rumeno.

 Infine, per quanto concerne il settore turistico-ricettivo, le investigazioni condotte dal Ros hanno dato conto del profilo imprenditoriale di Nicola Francesco Comerci che, nel corso degli anni, ha saputo creare un impero economico, avvalendosi dei capitali e della protezione della cosca, soddisfacendone ogni richiesta: dalla gestione dei latitanti, agli investimenti nel settore immobiliare, all'inserimento di ditte di riferimento del sodalizio nelle forniture alberghiere. (fonte lapresse)