L'ANALISI. Regionali rinviate ad autunno, un’occasione per la Calabria

L'ANALISI. Regionali rinviate ad autunno, un’occasione per la Calabria

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UNO. Dalle prime pagine dei giornali di oggi 4 marzo. Corriere della Sera: “Mezza Italia va verso il rosso”. Il Giornale, Cdx moderato: “Boom di contagi, tutta l’Italia verso la zona rossa”. Sole24 degli industriali: “Più contagi, rischio zona rossa”. La Stampa: “I contagi dilagano, l’Italia si prepara a chiudere”. Il Manifesto, sinistra radicale, a tutta pagina: “Onda rossa”, e non si riferisce a una ventata elettorale.
   Quindi, si voterà il prossimo autunno com'era ovvio immaginare e pretendere da mesi. Non si tratta di una decisione politica. Solo avventurieri, arruffapopoli e politicanti possono immaginare che dietro il rinvio si nasconda una furbizia politica per accaparrarsi vantaggi. Parlo soprattutto della Calabria perché qui si sarebbe dovuto votare in solitaria nelle prossime settimane con una scelta, in realtà obbligata dalle scadenze di legge che solo il Governo e il Parlamento possono modificare. 
   Chi ritiene che si sarebbe dovuto votare subito, ad aprile o a giugno al massimo, sapendo che qualcuno o parecchi ci avrebbero rimesso la vita, dovrebbe almeno spiegarci qual è la soglia di morti ammazzati di virus che si ritiene accettabile. Insomma, è come se non fosse servita a nulla la lezione dell’ultima estate quando proprio dalla Calabria invitammo frotte di turisti a raggiungerci perché qui non c’erano pericoli, facendo finta di non sapere che in qualche modo un prezzo terribile qualcuno in Italia o qui lo avrebbe pagato.

DUE. Hanno fatto male molti osservatori politici calabresi a scambiare i ritardi nell’indicazione del proprio candidato presidente come difficoltà del Cdx e del Csx. In realtà i due schieramenti avevano voglia di tenere riservate le carte da giocarsi messe sul tavolo solo dopo aver verificato che il ritardo favoriva terze forze, che gli ultimi sondaggi circolati (per la verità molto tempo fa) davano come ultra minoritarie, rimaste le sole a finire sui giornali e i social che, per giunta, raccontavano un giorno sì e l’altro pure conflitti interni paralizzanti al proprio interno. Per questo Roberto Occhiuto e Nicola Irto, rispettivamente per Cdx e Csx sono arrivati così tardi. Colpisce che fino al loro arrivo la cosa più importante accaduta era stato l’accordo, ufficialmente pubblicizzato, tra il sindaco di Napoli De Magistris e l’ex capo della protezione civile Tansi, per spartirsi le istituzioni calabresi assegnando al primo la Presidenza della Regione e a Tansi quella del Consiglio (Tansi che già alle elezioni dei mesi scorsi aveva guidato un polo civico che non aveva superato lo sbarramento elettorale previsto in Calabria).

TRE. Ma il problema vero, con cui piaccia o no tuti dovranno fare conti molto complessi, è che votare ad aprile o il prossimo autunno cambia tutto, e forse in modo radicale. Intanto, il voto ad aprile sarebbe stato il voto solitario della Calabria. L’attenzione si sarebbe concentrata soltanto sull’orizzonte calabrese, separato e forse addirittura contrapposto, al contesto meridionale e nazionale. Il peso notabiliare e l’assenza di ambiziosi obiettivi capaci di ri-collegare la Calabria al resto del paese sarebbero stati inevitabili.  Il voto in autunno, invece, sarà coevo a quelli di Milano, Roma, Napoli e altri Comuni ancora. Quindi, peserà un dibattito di respiro nazionale che farà bene alla Calabria perché spingerà forze politiche e candidati ad andar oltre vecchi impianti clientelari, amicali, chiusi tra Sila e Stretto.

QUATTRO. Infine c’è il dato centrale di cui ancora non abbiamo notizie e verifiche sufficienti. Il Governo Draghi significherà necessariamente una trasformazione profonda della politica o la presa d’atto che la politica è implosa perché incapace di rinnovarsi e di proporre soluzioni ai problemi del paese. E’ un governo figlio di questa incapacità. E’ su questo, piaccia o no, che è nato il Governo attuale. Si è messo in moto un meccanismo delicatissimo che non sappiamo se riuscirà a reggere, né sappiamo, se il meccanismo reggerà, quali trasformazioni e quanto profonde saranno. Controprova, i primi segnali politici del governo Draghi parlano di una scomposizione e tentativi di ricomposizione tra le forze politiche. Si guardi a quel che accaduto ai 5s e al peso che avrebbero avuto oggi alle elezioni calabresi o quello di quel che saranno i 5s in autunno. In queste ore si è dimesso lo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti. Lega, Fi Pd sono tutti investiti da temi nuovi che, a volte, rimettono in discussione perfino le loro antiche collocazioni.

Ecco perché il rinvio delle elezioni per la Calabria è una fortuna (a parte il motivo disgraziato che l’ha determinato, cioè l’aggressività del virus). Avremo un dibattito meglio collegato al resto del paese. Potremo fare scelte più coerenti col ritmo della politica nazionale, per assecondarlo o contraddirlo. Comunque anche noi saremo dentro quel che accade e potremo pesare sul suo svolgimento.