LA POLITICA CHE SERVIREBBE ALL'ITALIA

LA POLITICA CHE SERVIREBBE ALL'ITALIA
Alcuni giorni fa se n'è andato, troppo presto, un signore che
forse non molti conoscevano che aveva fatto dell’impegno
politico serio la sua missione di vita. Si chiamava Giovanni Puccio,
veniva da Botricello ed aveva ricoperto incarichi importanti sia
nel suo Comune (era stato Sindaco) che nel Pci e poi Pds, Ds, Pd.
Ma era solo un funzionario di partito, un ‘’burocrate’’ per i tanti
soloni in giro per l’Italia che predicano su tutto e ne parlano con
disprezzo senza sapere in realta’ nulla. La sua morte ha, però,
suscitato un mare di emozioni e reazioni da tutte le parti politiche
e ai suoi funerali c’erano alcune migliaia di persone. E qualcosa
vorrà, dunque, pur dire.

La sua bella storia mi e’ venuta in mente confrontandola con le
tante miserie politiche di oggi, anzi per la verita’ niente affatto
politiche, di certa classe dirigente e di tanti presunti intellettuali
in cerca solo di strepiti e di frastuoni ma non di lavorare per
risolvere concretamente problemi, superare difficolta’, aiutare il
bene comune dei cittadini e non limitarsi alla propaganda. Ho
pensato, ad esempio, a questa vicenda della facolta’ di Medicina
tra Catanzaro e Cosenza o a quella della pista da sci piazzata
davanti la Stazione centrale di Milano, ultimi due casi di come le
cose potrebbero andare e invece non vanno perche’ la smania del
protagonismo copre l’impegno politico serio, silenzioso, operoso,
costante, teso a risolvere i problemi, sempre nell’ombra, che
uomini come Giovanni Puccio avevano invece scelto come loro
mantra. Ottenendo per se’ poco, troppo poco, da quei partiti via
via succedutisi nel tempo e che lui aveva consentito di reggersi in
piedi. Anche questo un triste segno dei tempi di come non viene
premiato l’impegno politico a scapito del fumo e poco arrosto
che caratterizza altri furboni.

Su Facebook una volta tanto si sono pero’ lette cose belle e
alcune e’ il caso di riportare perche’ danno il senso non solo della
vicenda di Puccio ma di cosa dovrebbe essere la politica e quello
che servirebbe ad una classe politica di improvvisati che sta
viceversa gestendo ruoli importanti in luoghi importanti nell’
assoluto dilettantismo. Tutto chiacchiere e distintivo avrebbe
detto il vecchio e profetico De Niro!

Hanno scritto cosi’, ad esempio, in morte di Puccio due signori:
‘’Che tristezza. Un compagno capace, serio e buono. In anni
di generale abbandono del partito in cui si corre solo per
rivestire prestigiosi ruoli istituzionali, la sua costante
presenza e il suo lavoro silenzioso ci hanno sempre accolti
e incoraggiati. Grazie Giovanni’’.
E un altro: ‘’ Grazie Giovanni per la tua presenza costante,
discreta, generosa! Un compagno d’altri tempi,
disinteressato umile, sempre presente. Addio Giovanni’’.

Poi ce ne sono stati, ancora, altri decine e decine di
messaggi di persone di tutti gli schieramenti politici: molti
concordi su un punto, il lavoro silenzioso cioe’ come mezzo
e strumento della lotta politica, con fatica, pazienza,
disponibilità all’ascolto, passione ed intelligenza. Il punto
politico vero che oggi occorre mettere al centro in occasione
di questa tristissima storia e’ infatti il seguente e cio’ vale
(meglio, dovrebbe valere) per tutti da insegnamento: o la
politica serve a risolvere i problemi, a mettere cioe’ assieme
le migliori volonta’, ad aprire dibattiti seri, coerenti, risolutivi
o non serve a nulla. Ma se la politica non aiuta, si avvita su
falsi problemi o fa solo propaganda, allora non servono
nemmeno le lamentazioni continue di cui si legge e si sente
sulle cose che non vanno, su rimbalzi ad altri livelli di
responsabilita’, etc etc.

Assistiamo da troppo tempo nella nostra terra a giochi di
prestigio di politici improvvisati che hanno solo smania di
apparire e di dire che esistono; a politici improvvisati che si
mettono in mostra per autorappresentazione; a politici
improvvisati che gridano alla luna invece di risolvere i
problemi. La Calabria non si salva cosi’.

Abbiamo bisogno di un ritorno alla politica vera e
silenziosa, operosa e umile, modesta ed efficiente. Abbiamo
bisogno di tanti, tanti altri Giovanni Puccio, in morte del
quale vale quello che un suo compagno di partito ha scritto
un paio di giorni fa: Giovanni c’era sempre ma non dava a
vederlo. Ecco la politica che servirebbe, con buona pace dei
cattivi maestri di oggi: parlate di meno ed operate di piu’. In
silenzio se possibile.