CASO REGGIO. Sulla proroga alla Terna spaccatura al Viminale

CASO REGGIO. Sulla proroga alla Terna spaccatura al Viminale

sea       di ALDO VARANO - C’è scontro a Roma sul caso Reggio. Il tam-tam delle indiscrezioni che affiorano perfino in un Palazzo abbottonato come il Viminale già tempo fa aveva cominciato a segnalare imbarazzo e difficoltà.

Le voci s’erano subito infittite: come sarà possibile, s’è cominciato a dire quando al Viminale è arrivato come ministro Alfano, sbloccare la vicenda proroga sì o proroga no a Reggio senza che nessuno si faccia male? Alfano, prima di diventare ministro, aveva teorizzato addirittura in un libro, dove le parole vengono pesate una per una, che lo scioglimento del Comune di Reggio era stato un errore, una lesione grave della democrazia. Come uscirne? E non si farà male un ministro che dopo aver individuato una lesione democratica la procrastina di altri sei mesi approfondendo ingiustizia e ferite? E se non proroga, non saranno costretti a infiniti contorcimenti uffici e prefetti?

I fronti contrapposti tra amministrativi e politici del ministero (divisione di comodo per meglio capire) avevano cominciato ad accumulare argomenti a favore e contro. Poi, quasi spaventati dalla temperatura della patata bollente, tutto si era quietato sperando che la patata finisse ad altri.

L’avvicinarsi della scadenza e le contingenze politiche (europee, nascita Ncd, ruolo Scopelliti rispetto al governo di Roma) hanno ora fatto riesplodere il caso rilanciando il tam-tam sulle spaccature al Viminale. Insomma, la polemica infurierebbe come raramente capita in quel Palazzo.

Il Viminale non è mai stato una pigna. E’ ricco di sensibilità diverse: una garanzia per impedire eccessi di parte. Nemmeno il ministro al Viminale può fare tutto quel che vuole. Se s’impunta e comandare invece di dirigere, la struttura s’irrigidisce, le carte non si muovono più neanche da una stanza all’altra. E il paese se ne accorge e il ministro comincia ad appannarsi.

Tra l’altro Alfano non è uscito indenne dalla scandalo della rendition ai servizi segreti kazaki di Alma Shalabayeva e di sua figlia: ha detto che era tutta colpa della burocrazia del Viminale e che lui non ne sapeva nulla. Una ferita ancora aperta.

La proroga dello scioglimento dei Comuni infiltrati e/o contigui alla mafia è quasi automatica. Può non concedersi per Reggio che è la madre di tutti gli scioglimenti? E’ vero, il giudizio sulla inadeguatezza dello scioglimento degli enti perché non risolve il problema sta diventando unanime. Ma resta la divisione tra chi ne propone l’inasprimento (è il caso del documento antimafia presentato in queste ore dal Governo Letta, ministro dell’Interno Alfano) e chi chiede altre (e per ora confuse) misure. Insomma, la soluzione non c’è.

Chi, dice la parte del Viminale che ritiene inevitabile la proroga, si prende la responsabilità di scrivere nero su bianco che a Reggio, dopo un anno e mezzo di cura della Terna prefettizia, il problema è stato risolto? Nessuno è disponibile. Non l’ha fatto neanche Piscitelli che anche e forse soprattutto per questo è stato spedito a Roma ed ha commentato: “Ho fatto il mio dovere”.

Si era sperato che la patata venisse raffreddata a Reggio. Una serie di giudizi positivi sul lavoro della Terna, elaborati a Reggio, avrebbe potuto aprire alla mancata proroga senza che nessuno si facesse (troppo) male. Se lo dicono loro che stanno sul campo… Ma la Terna s’è mossa in altro modo e la richiesta di proroga scotta ora sui tavoli del Viminale. Sostiene una parte del Viminale: non è possibile bocciare la richiesta. Ribatte l’altra: non è possibile bocciare il ministro Alfano e i suoi pregressi giudizi; e del resto, argomento forte, abbinare Comunali ed europee fa risparmiare un sacco di quattrini.

In questo quadro le dichiarazioni di Scopelliti sull’abbinamento sono apparse la richiesta a un governo che lo tiene in grande considerazione. Quelle dichiarazioni significano: niente proroga. C’ha messo la faccia il Governatore con tutti i rischi di bruciarsele lui le dita. Ma il desiderio di Scopelliti è in realtà la soluzione migliore per gli interessi nazionali del Ncd, il partito di cui Alfano è leader.

Intanto, Reggio resta nell’incertezza. E i partiti rischiano di venire danneggiati se non decideranno da subito che è meglio essere pronti ed aspettare anziché farsi trovare impreparati.