L'ANALISI. La Calabria, il renzismo e Oliverio. VARANO

L'ANALISI. La Calabria, il renzismo e Oliverio. VARANO

rnzl      di ALDO VARANO - UNO. Il rapporto Svimez ha rivelato all’Italia che la Calabria è un’isola separata dal paese, e anche dal resto del Sud. Controprova: si legga L’Economia reale del Mezzogiorno (Il Mulino, luglio 2014) atti del convegno in cui la fondazione Edison ha guardato al Sud come a una straordinaria opportunità (già in movimento) per alzare l’Italia al livello di Francia e Germania. Si scoprirà che la parola Calabria si legge molto ma molto raramente in quelle pagine.

Bisogna prenderne atto: da soli non ce la faremo a uscire dal tunnel buio in cui siamo ficcati. Non si tratta di chiedere elemosine col cappello in mano. Ma del ripristino (meglio: della costruzione) di condizioni che ci permettano di produrre risorse e innovazione. Un investimento che potrebbe rivelarsi ad alta redditività, ma che la Calabria è poco credibile quando lo chiede.

DUE. Il Governo Renzi non possiede gli spiriti animali per percepire il Sud e la Calabria come opportunità. E’ evidente che ne è sprovvisto. Ma attenzione, questo è un problema purtroppo prima di tutto di noi calabresi e solo dopo di Renzi. Perfino il modo approssimativo in cui Roma ha gestito primarie e candidature regionali racconta la distanza della squadra di Renzi dal sentire del Sud. Ma sarebbe difficile sostenere (al di là di quel che dice la Cgil calabrese che per necessità nazionali ha rifiutato di discutere e incontrarsi con il probabile nostro futuro Governatore) che la scarsa capacità renziana sul Sud (francamente la Picierno è inadeguata) significhi che a Renzi del Sud non importi un fico secco. Anzi errori a parte, vedi fondi del precariato, ci sta provando. L’ossessione trimestrale di verificare di persona come va è il segno che teme l’acqua cheta, anche quando e se non ci riesce.

TRE. Insomma, se è vero che la Calabria senza il governo non può farcela è anche vero che il governo senza i suggerimenti, le giuste sollecitazioni e l’impegno della Calabria (ci mettiamo anche una stampa intelligente?) ha difficoltà a capire quel che deve fare e quel che serve; in una regione dove, peraltro, al di là della capacità petulante di bussare a quattrini, a progetti e strategie non stiamo un granché. Se ne dovrà far carico, per conto di tutti noi, il nuovo Governatore.

QUATTRO. Renzi ha interesse a ficcarsi nel pasticcio calabrese su cui nessun suo predecessore l’ha spuntata? Perché dovrebbe prendersi a cuore le nostre vicende? Serve una riflessione più attenta su questo passaggio tenendo conto che la Calabria è diventata, per il concentrarsi di contingenze casuali, una specie di cartina tornasole del successo del renzismo italiano e un suo laboratorio importante.

Renzi ha contribuito in modo significativo alla vittoria di Falcomatà. E’ vero. Ma ora Falcomatà gli sta rafforzando la credibilità e l’immagine in Italia (l’ha sottolineato Massimo Acquaro su Zoomsud). Il capo del Governo può vantarsi col paese che una città moderata e di destra cambia collocazione e si sposta da un terreno torbido e chiacchierato al nuovo grazie a politici e personalità inserite in un filone culturalmente virtuoso che con lui, e grazie anche a lui, riesce a emergere. Tale fenomeno sarà moltiplicato con le regionali se, come pare, dovesse vincere Oliverio. Sarà la Calabria a far la differenza e a far percepire la possibilità di una grande vittoria alle regionali della prossima primavera. In Emilia, Renzi o non Renzi, il Csx avrebbe vinto comunque, in Calabria la medaglia sarà tutta di Matteo. E alla Calabria, il renzismo affida un ruolo strategico nella tenuta del governo e nei rapporti con le sue componenti moderate come potrebbe diventare evidente dopo le regionali. Renzi e Oliverio sono destinati, piaccia o no ai loro supporter, a scambiarsi un reciproco consistente aiuto. Entrambi hanno bisogno che la Calabria ce la faccia.

CINQUE. Si aprono (realizzarle è altra cosa) grandi opportunità per la Calabria. Renzi non la può mollare senza rimetterci ed è strano che la Cgil calabrese invece di approfittarne per raggiungere i suoi obiettivi gli dichiari guerra mentre liquida Oliverio con un cortese e gelido “Caro Mario non possiamo”. Se la Calabria, come ormai tutti convengono, non ce la può far da sola, è assolutamente escluso che possano riuscirci suoi pezzi isolati. Serve (ma su questo c’è una grave sottovalutazione) uno sforzo gigantesco per isolare le forze potenti e diffuse che in Calabria temono il rinnovamento come pericolo mortale. Dividersi e contrapporsi tra partiti e correnti; inchiodarsi alle divisioni che ci accompagnano da sempre; voler stravincere da soli invece che vincere insieme a tutti, potrebbero rivelarsi errori fatali. La Calabria ha interesse che nessuno li faccia.