di ALDO VARANO - La violenta crescita dell’astensionismo in Calabria è un dato grave e segnala un progressivo distacco dei cittadini dalla politica. Si capirà meglio cosa sta succedendo quando avremo tutti i voti di lista e si capirà meglio la qualità del fenomeno. Si può intanto dire che chi immaginava che la crescente crisi sociale non avrebbe intaccato il nostro sistema democratico si sbagliava. Questo sta accadendo. Quando la società è debole la politica necessariamente s’infragilisce e complica qualsiasi progetto. A Mario Oliverio, nuovo Governatore, dall’astensione arriva un problema in più di non facilissima soluzione perché in esso s'intrecciano questioni politiche, sociali e culturali. I calabresi sembrano spostarsi dalle teorie della politica è una cosa sporca (ma praticata) alla politica cosa sporca da cui prendere le distanze.
Distacco dalla politica, ma non solo. Pesano anche i processi sociali che stanno devastando la Calabria. Nessuno conosce il numero esatto dei calabresi, soprattutto giovani, che mancano dalla regione. Si va avanti a tentoni facendo il calcolo degli amici e dei figli degli amici che sono stati inghiottiti dal Nord e dai paesi stranieri. Ma l’ampiezza del fenomeno, soprattutto con l’intensificarsi della crisi e la sensazione che tutte le strade per le nuove generazioni siano chiuse, è sconosciuta. Il problema viene rimosso perché affrontare questo nodo significa aprire una dolorosa discussione critica sulla politica degli ultimi decenni da parte di tutti gli schieramenti. Insomma, quanti in Calabria, diversamente dall’Emilia dove l’astensione sembra avere una piega diversa, non hanno votato perché non ci sono? Più esplicitamente: la desertificazione di cui tutti parlano come possibile pericolo non è forse già iniziata a un ritmo sconosciuto ma alto?
Ma la crisi, e le risposte impotenti della politica calabrese alla crisi, hanno provocato anche altri fenomeni. Perfino la crisi del sistema di potere ha fiaccato la sua antica capacità di raccoglitore di voti. Alle scorse elezioni in Emilia ogni cento cittadini avevano espresso 24 voti di preferenza; in Calabria, 84. Più del triplo spesso sollecitati dal voto clientelare dal quale gli elettori attendevano vantaggi. Ma ora nessuno più in Calabria crede ai capielettori e alle loro promesse. La convinzione che nessuno possa fare nulla è diffusa e radicata e ha quindi smesso di alimentare la spinta verso il voto.
Ci sono poi le ragioni politiche. La crisi del Cdx presenta elementi di disfacimento anche perché non è chiara la sua prospettiva. Gli elettori, pur non votando Cdx piuttosto che spostarsi in altri schieramenti hanno deciso di rifugiarsi-parcheggiarsi nell’astensione. Il voto di protesta che in passato ha scelto Grillo s'è dileguato in coerenza con gli ultimi fallimenti dovuti alla percezione che votare M5s sia prima di tutto inutile. Insine, il Csx. Una parte del voto di sinistra rifiuta il renzismo da sinistra e rischia d'inceppare l'intero disegno di Renzi. Ciò dipende anche dalle incoerenze del renzismo in Calabria che continua a essere confederazione di gruppi anzichè un progetto riconoscibile. Un tempo c’erano altri contenitori in ci rifugiarsi la cui credibilità è però venuta via via scemando e quindi anche da sinistra si finisce nell'astensione un tempo giudicata irrimediabilmente qualunquista.
Insomma, se la responsabilità centrale della ripresa cade sul Pd che dovrà ripensarsi intanto come partito, il problema investe l’insieme della società calabrese e del suo sistema politico. Ma qui bisogna fermarsi, servono i voti di lista definitivi per capirne di più.