L’INTERVENTO. L’incredibile politica calabrese sui migranti

L’INTERVENTO. L’incredibile politica calabrese sui migranti
migranti Sui migranti se ne leggono e se ne dicono tante in questi giorni, da Roma e da Bruxelles, da Vienna ad Amburgo. Grande confusione sotto il cielo, roba difficile da maneggiare, esplosiva al punto giusto ma la piccola storia che da un paio di giorni circola in Calabria ha dell’incredibile e sottolinea come non ci sia, in realta’, alcuna politica seria sulla ricollocazione dei migranti che giungono nel nostro paese.

  Orbene, un gruppo di cittadini chiede un incontro al Prefetto di Cosenza perché’ apprende che l’Associazione Penelope di Bisignano ha presentato una manifestazione di interesse per prestare servizi di prima accoglienza a migranti stranieri richiedenti protezione internazionale, individuando, tra le strutture potenzialmente idonee, anche un albergo di Silvana Mansio ricadente nel nuovo comune di Casali del Manco.

I cittadini, residenti e villeggianti abituali di quella località, hanno dato vita ad un comitato spontaneo per rappresentare e sostenere riflessioni e ragioni che suggeriscono di escludere attività di accoglienza di migranti a Silvana Mansio. Il perché’ è presto detto: Silvana Mansio è una delle più prestigiose e storiche località turistiche dell’intero altopiano silano. Il villaggio è a vocazione esclusivamente turistica ed è situato nel centro del Parco Nazionale della Sila. A distanza di oltre ottanta anni la località ha pienamente conservato lo spirito delle sue origini. I cittadini che abitano permanentemente il villaggio sono soltanto 13, di cui tre bambini, mentre il resto delle persone che la animano, in particolare in luglio ed agosto, non superano il centinaio. Oggi a Silvana Mansio esistono non più di 20, 25 unità abitative, un ristorante ed un bar aperti parzialmente solo nei mesi estivi, oltre ad un vecchio albergo costruito nel secolo scorso che rappresenta l’unica struttura ricettiva presente nella zona.

E’ evidente che la costituzione di un CAS escluderebbe Silvana Mansio dai circuiti turistici che, proprio in questo momento, le stanno conferendo un ruolo centrale tra i diversi siti del Parco Nazionale della Sila. Inoltre Silvana Mansio è posta a 1.500 metri di altitudine ed è caratterizzata da un clima molto freddo e, d’inverno, le precipitazioni nevose sono più che frequenti e spesso causano gravi problemi alla viabilità stradale e l’impossibilità di raggiungere il villaggio. Tale circostanza rende il posto particolarmente inadatto ad ospitare i migranti che provengono da paesi con clima torrido. A Silvana Mansio non esiste inoltre nessun servizio pubblico, come farmacie, negozi, supermercati, guardie mediche, edicole, uffici postali, servizi di trasporto, ecc. ecc.. I più vicini si trovano ad oltre 15 km di distanza.

  Fin qui le ragioni esposte nella civilissima lettera. Il grave è che si ripete nell’errore: da un anno non si sono infatti spente le polemiche per la collocazione di altri migranti a Camigliatello Silano, la capitale del turismo di montagna di tutta la Calabria, e a Gambarie d’Aspromonte, la capitale della montagna del sud regione, ed ora si ripete la storia. La domanda è semplice: in base a cosa avviene la collocazione dei migranti? Chi sono queste associazioni? Che referenze hanno? Come si blocca questo business da quasi 40 euro al giorno per ogni migrante tenuti spesso in condizioni indegne? Chi effettua i controlli su queste strutture prima, durante e dopo? Infine: non ci sono altri posti nella regione piu’ consoni e più adatti? Lì c’è impossibilità di alcuna integrazione degli immigrati sul territorio, i quali per 11 mesi dell’anno sarebbero del tutto isolati e ghettizzati. Domande e considerazioni semplici, domande altrettanto semplici che attendono risposte.