emoji 2074153 640

La lingua vive e rivive in costante e lenta evoluzione, slitta, smotta e muta...

Immediate e fulminee, dinoccolate o furibonde, ammiccanti e trasandate, caffè o torta? Un composito corredo di simboli mediatori emozionali tra pensiero e parola scritta, un sistema di significazione, una langue che affianca ormai inesorabilmente le nostre conversazioni virtuali, i messaggi e l’e-mail: e sì, sono gli emoji intrecciando i quali potremmo imbastire anche un intero discorso senza preoccuparci di ragionare troppo!

La lingua vive e rivive in costante e lenta evoluzione, slitta, smotta e muta, riceve sollecitazioni, forza o debolezza dai cambiamenti sociali e culturali; l’introduzione di questi contrappunti grafici nei testi di messaggistica ha rivisitato l’aspetto del pensiero scritto, colorandolo con esemplificazioni fumettistiche a srotolare il cuore. La parola, a volte spazio angusto del pensiero, riecheggia nella mente del ricevente corroborata e compressa in un lampo visivo, in una forma più chiara nel significato e motivata nell’intento; è indubbio che un emoji, grazie alla potenza insita nella portata espressiva dell’immagine, riesca ad enfatizzare il senso di un discorso, a disgiungere equivoci, a comporre toni e suoni nell’occhio dell’interlocutore, a rendere palpabili e sensoriali fredde sillabe disposte così a farsi comprendere meglio.

Geroglifici contemporanei necessari per snellire ancora di più la sincronica frugalità narrativa del nostro conversare con perfetti sconosciuti, conoscenti, “amici” in divenire? Soccorso e stampelle utili per certe zoppie della lingua italiana?

Sarebbe anche interessante comprendere se, come e quanto l’utilizzo di questi intermezzi paralinguistici trasformi la percezione di noi stessi nel colloquiare virtuale.

Un fenomeno talmente prorompente da aver indotto, nel 2015,  l’Oxford Dictionary a decretare parola dell’anno proprio un emoji -  la faccina che ride fino alle lacrime - assurta ad <<... aspetto centrale della vita digitale di un individuo>>.

Surrogati della nostra gestualità e rivelatrici della nostra personalità, ci racconta uno studio condotto dalla cyberpsicologa Linda Kaye dell’università di Edge Hill: appannaggio degli utenti di tutte le età, essi influenzano le percezioni altrui dirottando l’opinione attraverso l’osservazione della loro scelta e del corrispondente significato. Anche il nostro cervello si è adattato a questo nuovo linguaggio migrato dalla realtà riuscendo ad interpretare i segni con la stessa modalità che ci restituisce l’oralità.

E dalla realizzazione delle traduzioni in emoji della Bibbia, di Pinocchio (progetto Emojiitaliano), del discorso sullo Stato dell’Unione di Barak Obama su The Guardian,  la gamma di questo macrocosmo simbolico si amplia per accogliere istanze e ritrarre l’ampiezza della composizione collettiva: Grindr propone le gaymoji alla comunità LGBT, la quindicenne saudita Rayouf Alhumedh ingaggia una battaglia per ottenere l’introduzione dell’immagine della donna che indossa l’hijab e i sardi propongono una petizione online a favore dei Quattro Mori presenti nella loro bandiera.

L’aggiornamento del 2018 arricchirà ulteriormente la mappa dei logogrammi inserendo, probabilmente, anche la doppia direzione degli emoji.

Quale sarà la prossima crasi della storia in questo interludio iniziato nel 1982, chissà!