A Martone, un piccolo centro della provincia di Reggio sopra Gioiosa Jonica, c'è un'osteria che propone una strepitosa cucina tradizionale a prezzi molto contenuti (e porzioni per niente contenute ..). La Collinetta, così si chiama il locale, da alcuni anni è inserita nella Guida delle osterie di Slow Food e più recentemente si è vista attribuire il simbolo della chiocciola, ovvero il simbolo dell'eccellenza per Slow Food. Ma non è tanto dell’aspetto meramente gastronomico che oggi voglio parlare.
Grazie a Nicola Fiorita – straordinario animatore calabrese di tante cose belle - sono stato a trovare i ragazzi della Collinetta perché é notizia di pochi giorni fa che i proprietari del locale sono stati vittime di minacce, intimidazioni mafiose e richieste di pizzo.
Forza ragazzi, non mollate: la Calabria onesta è con voi!, ha scritto persino il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini.
Vediamo se, dunque, dalla Collinetta possiamo salire su in montagna.
Martone è un piccolo paese della Locride. Come tanti altri quel pezzo di Calabria, negli ultimi trent’anni è stato vittima di un forte spopolamento (negli anni Ottanta gli abitanti erano 1700, oggi poco più di 600). Molti giovani hanno cercato fortuna altrove, lontano da queste colline che si affacciano sullo Jonio. Tanti ma non tutti. La famiglia Trimboli, ad esempio, non solo è rimasta ma ha deciso anche di investire e nel 1998 in contrada Colacà, ed ha aperto La Collinetta, una trattoria semplice dove è possibile mangiare i piatti della tradizione più autentica, cucinati secondo le ricette di famiglia e utilizzando tecniche talvolta antiche. Financo il vitello cotto nella creta, come si usava ai tempi dei Greci che qui vennero a fondare le colonie magnogreche. Come detto è, però, di questi giorni una di quelle notizie che non vorresti mai leggere. Che umilia e svilisce qualunque uomo. Che richiede una reazione forte e ferma da parte di tutti. Pino Trimboli e i suoi familiari hanno ricevuto un’orrenda minaccia: «se non paghi il pizzo ti bruciamo il locale e ammazziamo te e i tuoi cari».
In tutto quattro lettere di minacce a partire dal 12 dicembre, tutte regolarmente denunciate agli investigatori, con una richiesta di pizzo così stratosferica che ha un unico fine: sei un esempio positivo e devi andare via da qui.
Un messaggio violento che dovrebbe indurci tutti a muoversi, a non rimanere in silenzio, a passare dalle parole ai fatti. Trimboli dice che il 95% dei calabresi sono perbene e dunque la battaglia si può vincere.
Noi su quella percentuale abbiamo in verità più di un dubbio, siamo molto piu’ pessimisti, ma comunque la strada non può che essere quella: fare, cioe’, diventare una Montagna quella Collinetta, un simbolo. Magari proprio iniziando a prenotare un tavolo in questo ristorante. È un modo per stare vicini alla famiglia Trimboli, perché l’isolamento fa più male delle minacce. Stiamo, infatti, parlando di un simbolo di chi vuole alzare la testa e dare un futuro alla Calabria, che qualcuno vuole affossare definitivamente, pensando che il linguaggio della violenza sia più forte dell’orgoglio delle persone per bene, dell’identità di un territorio, della caparbietà di una comunità che, seppur colpita, resiste. ‘’Io ho fiducia nello Stato e nelle istituzioni ma noi cittadini dobbiamo fare il nostro’’, dice in maniera solare Pino.
La Collinetta è presente da 18 anni nella guida Osterie d’Italia e dal 2017 insignito della Chiocciola, il simbolo riservato alle osterie più rappresentative della guida. Giuseppe detto da tutti in paese Pino Trimboli, l’anima del locale, oltre a cucinare insieme a mamma Rosa polpette di melanzane, zuppe di verdure, paste fresche condite con saporiti sughi e secondi di carni locali, si dedica alla coltivazione della terra, alla produzione di frutta, verdura, olio e vino. In tutto dà lavoro diretto a 13 persone.
Vale davvero la pena venire a provare le carni cotte nella creta oppure le paste servite sulle tegole di terracotta, un’usanza di famiglia che ha contribuito al successo di questa osteria. Le stoviglie costavano, dice Pino.
Quando poi non riesce a soddisfare le proprie esigenze con ciò che coltiva e trasforma, Giuseppe si rifornisce da artigiani locali che fanno straordinari formaggi di pecora o profumati pani cotti nel forno a legna.
La Collinetta è insomma un’attività importante per il territorio, tra l’altro socia del gruppo cooperativo Goel, nato nel 2003 su impulso del vescovo di Locri Giancarlo Maria Bregantini, che si impegna per promuovere «il riscatto e il cambiamento vero della Calabria attraverso il lavoro legale, la promozione sociale e un’opposizione attiva alla ‘ndrangheta».
Facciamo delle tante Collinette tante Montagne e la ‘ndrangheta davvero non vincerà.