Sogno, oppure son sveglio. Mi muovo galleggiando a caso dentro un buio morbido come liquirizia, ma se mi lecco le labbra il sapore non è quello. Mi viene incontro una ragazza, o una signora, non so, ha i sandali argentati come quelli di mia madre, ma non è mia madre, sono sicuro. Si avvicina con passo deciso e la guardo mentre la sua figura si ingrandisce velocemente. Ha gli occhiali rotti, sotto i quali due enormi occhi azzurri mi guardano senza parlare. A guardarla bene, ha una gamba sola ed anche un solo braccio, ma non ci faccio molto caso perché i suoi occhi mi ammaliano. O forse, è questo nero liscio sul quale scivolo che mi confonde.
Sogno, oppure son sveglia. Mi muovo velocemente dentro una ruota come quella dei criceti e corro corro corro talmente che le gambe mi dolgono fino ad avere le lacrime agli occhi. Eppure corro, non posso farne a meno. Sudo talmente che devo leccarmi le labbra bagnate, ma il sapore non è quello. Mi viene incontro un giovane di stazza imponente, rotolando quasi come se avesse le ruote, è vestito di nero a tal punto che si confonde con la notte, ma i suoi occhi verdi si piantano nei miei come spine roventi. O forse, è questa ruota sulla quale corro che mi confonde.
Ho un dolore al braccio, o alla mano, che mi sta consumando. Come di unghie di donna piantate nella carne. La voce di mia madre mi raggiunge, da qualche parte, dentro la mia testa.
Son sveglia. La ruota ha smesso di girare ed io mi son seduta al centro con le gambe incrociate, anzi con una gamba incrociata perché l’altra, non so che fine ha fatto. Più che per la gamba mi spiace per i sandali argentati che mi ha regalato mio marito. Adesso ne ho uno solo. Peccato, di questi qui in Marocco non se ne trovano. Perché è in Marocco che mi trovo adesso, e l’Italia non credo che la rivedrò mai più, non in questa vita almeno.
“Un giovane motociclista di sera ha travolto una donna di nazionalità marocchina sull’argine sinistro del Calopinace, a Reggio Calabria, sulla ‘bretella’. La donna è morta sul colpo. Le prime indagini fanno pensare che il giovane procedesse a quasi 200 km orari. Sull’asfalto, una gamba e un braccio della donna. Il ragazzo forse perderà una mano. Una tragedia metropolitana che forse si poteva evitare.”
STEFANIA VALENTE