Sono le autostrade urbane, secondo gli studi dell’Aci, a registrare la più alta densità di incidenti (spesso mortali e/o con gravi conseguenze invalidanti). Ed in questa triste classifica Reggio batte (quasi) tutti svettando in Italia al secondo posto assoluto. Infatti, il raccordo autostradale che collega nord e sud della città, ufficialmente metropolitana, ha registrato nel 2018 12,5 incidenti per chilometro. Solo la Penetrazione urbana della A24, la strada che collega Roma a Teramo, è riuscita a far peggio con 12,9 incidenti per chilometro. Ma facciamo in compenso noi facciamo mangiare la polvere alla Tangenziale nord di Milano, nel tratto della provincia di Monza, che si deve “accontentare” del 10,3. Insomma, siamo a parimerito di pericolosità con strade che sopportano flussi giganteschi di traffico (non paragonabili al nostro) perché servono le più popolose metropoli d’Italia come Roma e Milano.
Se questi dati li si paragona alla media nazionale degli incidenti autostradali, che è di 1,3 per chilometro, si capisce che, nella tangenziale reggina, c’è qualcosa che non funziona. La densità di traffico che deve affrontare, rispetto alle caratteristiche della strada, la rende pericolosa come una perfida trappola. Si pensi alle entrate e alle uscite del e dal raccordo, all’assenza della terza corsia, alla mancanza di corsie e/o di scorrimento: a percorrerla serve ogni volta il massimo di attenzione e una buona raccomandazione col Padreterno. Chi è costretto a utilizzare quotidianamente quel percorso di guerra ha una probabilità altissima, entro l’anno, di incappare in un incidente più o meno grave. Un rischio decisamente più alto di quello a cui sono costretti quasi tutti gli altri cittadini italiani.
Per di più, in quel tratto, si ha la sensazione che i lavori di rifacimento aggiustamento non finiscano mai. Sulle strade pericolose si lavora perfino di notte, con le luci a giorno, per fare presto. Invece, da queste parti sembriamo tutti impegnati a dimostar il fascino della lentezza, sempre e comunque. E incombe l’incubo di rovesciare addosso a quel pugno di centinaia e migliaia di Tir.