L’INTERVENTO. Io, Fuori Sede, di Reggio penso e dico che...

L’INTERVENTO. Io, Fuori Sede, di Reggio penso e dico che...

tramonto

Essere studente fuori sede è sicuramente una bellissima esperienza ma soprattutto un buon metodo di riflessione per rivalutare le convinzioni di cui ci si è innamorati nel tempo.

Partire dalla propria città e poi restare meravigliati nello scoprire che il resto d'Italia ci invidia, nonostante tutto.

Abbiamo l'illusione che le cose, altrove, siano perfette, paradisiache, rispetto all'inferno in cui raccontiamo di vivere, eppure, il resto dello “stivale” vanta gli stessi se non peggiori problemi: servizi che non funzionano, sporcizia, corruzione, povertà d'animo, di cultura ed economica. Connotati comuni a tutti, per quello che mi riguarda e che ho potuto osservare.

Non per fare di tutta l'erba un fascio ma non capisco il perché del doversi sentire inferiori se non come il resto delle città italiane, quando ci differenziano le piccole sfumature colorate delle nostre tradizioni.

Perché non vantarcene? Perché non esaltare ciò che di bello e di sano ancora abbiamo e farle diventare una leggenda.

Dobbiamo sfatare i falsi miti ponendo l'attenzione sulle cose belle di cui siamo in possesso, amarle e valorizzarle.

Ho sempre amato la Mia Terra, ma lentamente, crescendo, questo amore si è sbriciolato sotto il peso della maturità di non poterla migliorare.

Trasferendomi a Roma, ho ritrovato quell'amore patriottico di cui ne vado pienamente fiera.

Amore non solo per il meraviglioso paesaggio che mi ha fatto da sfondo nei teneri anni della mia vita ma amore per le nostre origini che ho ritrovato nelle festività patronali, per le tradizioni culinarie assaporate negli odori e nel sapore delle pietanze, amore scoperto nel calore delle relazioni interpersonali, nei cori sportivi della “curva amaranto”, nei pranzi della domenica e nei dolci nostri “solo reggini”.

Amore per quei cinque secondi che tutti troviamo, per fermarci a contemplare il tramonto sullo Stretto e per quei cinque secondi in cui ci blocchiamo e odoriamo il mare, il nostro mare e quell’odore non si dimentica, si ingoia e si mescola con il respiro assieme al vento, fa parte di noi per sempre.

Tutto questo prima per me era scontato invece adesso mi manca e solo uno studente fuori sede innamorato della propria Terra può conoscere il sapore amaro della nostalgia.

Sono certa che il Sud e la mia Reggio Calabria, possano e potrebbero offrire opportunità lavorative e di formazione al pari del famigerato "Nord" e come in ogni singola parola che ho scritto in precedenza, ho sempre la speranza che il "reggino medio", possa adoperarsi per sradicare quelle dicerie brutalmente radicalizzate nella nostra quotidianità.

Vedo tanti ragazzi amare e sognare l'idea di poter creare famiglie nella città dove sono cresciuti e per quanti problemi e mancanze possiamo notare, nessuno di questi potrà mai nascondere la gioia nel vedere l'unità reggina nelle piccole cose: durante le feste patronali, allo Stadio, nelle tavolate di pranzi, nelle domeniche di sole sulle spiagge.

Ci sarà anche una spiegazione diversa sotto l'apparenza ma se quello che sembra è un piccolo scorcio di serenità, vale la pena guardare il bicchiere mezzo pieno e recuperare il salvabile.