Svolta storica in Spagna: il parlamento ha approvato in via definitiva la legge sull’eutanasia che regolerà anche il suicidio assistito. La Spagna diventa così uno dei pochi Paesi al mondo che permettono a un paziente affetto da malattie incurabili di scegliere di mettere fine alle proprie sofferenze. La legge, fortemente voluta dal governo Sanchez, entrerà in vigore in giugno ed è stata adottata dalla Camera bassa del Parlamento, grazie ai voti della sinistra e del centro, con una maggioranza di 202 deputati su 350. 141 deputati di destra ed estrema destra hanno votato contro e solo due si sono astenuti.
La norma spagnola è una delle più «garantiste», scrive il quotidiano El Pais, e prevede una serie di passi obbligati per accertare l’effettiva volontà del richiedente. La richiesta del malato dovrà essere presentata due volte nell’arco di 15 giorni, in una lettera scritta in cui si dimostrerà di essere al corrente delle possibili cure palliative. Superata questa fase, il medico curante inoltrerà la richiesta ad una commissione di sette persone – medici, giuristi, infermieri che dovrà essere formata in ogni regione per dare un parere definitivo entro 19 giorni. In ogni momento il paziente potrà interrompere la procedura.
Per accedere all’eutanasia, la persona dovrà «soffrire di una grave e incurabile malattia o di una condizione grave, cronica e invalidande». Pur avendo cambiato nome nel corso del dibattito parlamentare, la misura disciplina sia l’eutanasia, con «somministrazione diretta di una sostanza al paziente da parte del professionista sanitario competente», sia il suicidio medicalmente assistito, «prescrizione o fornitura al paziente da parte dell’operatore sanitario di una sostanza, in modo che possa auto- somministrarla, per provocare la propria morte».
Dopo Olanda, Belgio, Lussemburgo e Canada, la Spagna diventa uno dei pochi paesi dove è possibile l’eutanasia.
«La Spagna, nonostante la pandemia, ha fatto in sei mesi ciò che il Parlamento italiano non è riuscito a fare in oltre 7 anni: arrivare all’approvazione di una legge che legalizza l’eutanasia», polemizza invece Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni ricordando che nel nostro Paese chi ricorre all’eutanasia deve subire un processo penale con il forte rischio di andare in prigione. «Mina Welby e io, che il prossimo 22 aprile saremo imputati presso la Corte di Appello di Genova, rischiamo fino a 12 anni per l’assistenza al suicidio assistito offerto a Davide Trentini, proseguiremo con la nostra azione di disobbedienza civile», ha concluso Cappato.