Disabituati alla bellezza e alla democrazia, così quando Iacona o Falcomatà … NUCERA

Disabituati alla bellezza e alla democrazia, così quando Iacona o Falcomatà … NUCERA
cnprs       di IDA NUCERA - Siamo talmente poco avvezzi a sentir parlare bene della Calabria che stiamo lì a bocca aperta a rallegrarci, quando domenica su Rai 3, Iacona esprime sincera beatitudine di fronte alle bellezze dell’Amendolea, e gli perdoniamo di aver storpiato il nome di questi luoghi incantati e remoti. Ci ha portati a Ciminà, dove ci dimentichiamo che era impressa nella nostra memoria storica per ben altri fatti e non per l’operosità degli abitanti. Ci ha portati per mano a riconciliarci con noi stessi, riscoprendo, per un attimo, le meraviglie di Locri, di Monasterace, le montagne aspromontane e le bibliche spiagge. Addirittura il turismo internazionale di Altomonte da fare invidia alle storiche vestigia umbre e toscane.

Allora, ci siamo detti, forse è ancora possibile per i nostri figli, coltivare il sogno di un progetto che non li faccia partire? Guardando “Presa diretta” ci siamo quasi dimenticati delle costruzioni abusive, delle cosche e della malapolitica. La gentilezza paga e la bellezza, come diceva e continua a dire Bregantini, educa i cuori e forma le coscienze.

C’è stata offerta l’immagine di una terra dalle mille potenzialità, sotto la minaccia di una montagna a cui si è inflitta una ferita ad alto rischio, che incombe sui tanti paesi trasformandoli in luoghi disabitati. Anche chi coltiva la speranza, ha provato una sensazione di orgogliosa gioia, “perbacco, questi siamo noi!” e non “chisti simu”!) e di stupore su quegli spazi di calabresità positiva, legale e operosa.

Così si è rimasti stupiti leggendo su queste e altre pagine, non un formale comunicato stampa, ma una lettera del primo cittadino, dove cogliamo l’inizio di un dialogo con la gente che, ci auguriamo, continui e si approfondisca. Lo stupore, in realtà, nasce per una conversazione fatta precedentemente con un’amica sulla opportunità, per Falcomatà, di fronte alle mille problematiche cittadine, ai sicuri freni di una burokrazia locale e una politica governativa distante, di scegliere la comunicazione come strumento partecipativo coinvolgente, di farne un tratto essenziale del suo agire, insieme alla visibilità di scelte coinvolgenti e nuove, come “adottare” man mano luoghi della città abbandonati e sporchi, restituendoli al decoro e alla bellezza. Una conversazione privata, di cui sembrava esser state lette nel pensiero! Non potendo immaginare che, di lì a poco, con in mano la ramazza, alcuni giovani amministratori insieme al primo cittadino, si mettessero a pulire il cimitero. Anche se di questi tempi, esempi illustri ce ne sono: il sindaco di Londra, in questi giorni, ha pensato di condividere per una notte la sorte degli homeless, attrezzandosi con il sacco a pelo nei pressi di St.Paul, per lanciare una campagna per la raccolta fondi per chi perde la casa.

“Ti ricordi nel libro intervista cosa mi raccontava, dicevo all’amica, l’allora vescovo di Locri, quando un suo prete una domenica mattina, tutto spaurito, si precipitava in episcopio per comunicarli di una minaccia subita? Invece di tacere, padre GianCarlo chiama la stampa, racconta dell’accaduto, sostenendo il sacerdote, trovandosi poi al suo fianco in parrocchia, durante la celebrazione della messa”. Questo ci ha insegnato un pastore, insieme alla dignità e l’orgoglio d’essere calabresi, ancor prima e molto più di Iacona, a cui diciamo comunque grazie per la trasmissione. Questa è la chiesa della testimonianza e della vicinanza che a Locri pare abbia un degna prosecuzione con monsignor Oliva. Questo ci piacerebbe fosse la nostra città, il nostro paese, perché anche se ci hanno convinto, dopo anni bui che “tutti sono uguali tutti rubano alla stessa maniera, ma è solo un modo per convincerti a restare in casa quando viene la sera

però la Storia non si ferma davvero davanti a un portone la Storia entra dentro le nostre stanze e le brucia la Storia dà torto o dà ragione.

La Storia siamo noi* /siamo noi che scriviamo le lettere, / sindaco, poeta, cantautore, giornalista, cittadino…. / siamo noi che abbiamo tutto da vincere / o tutto da perdere. / Poi la gente, / perché è la gente che fa la Storia, / quando è il momento di scegliere / e di andare te la ritrovi / tutta con gli occhi aperti / che sanno benissimo cosa fare / quelli che hanno letto un milione di libri / e quelli che non sanno nemmeno parlare / è per questo che la Storia dà i brividi / e nessuno la può cambiare.

* De Gregori