A margine della nota vicenda giudiziaria che ha colpito l’organo di vertice rappresentativo di tutti i cittadini calabresi, si ripresenta, ancora una volta, in tutta la sua dimensione problematica, la questione dell’applicazione delle misure limitative della libertà personale a chi è solo indagato e quindi “presunto innocente”.
La questione parrebbe di poco conto visto che la misura applicata al Governatore è l’obbligo di “dimora” e che tra gli addetti ai lavori l’obbligo di firma e l’obbligo o il divieto di dimorare in un certo territorio, vengono considerate misure “poco afflittive”.
Eppure, le prescrizioni anzidette, collocate tra le misure “coercitive” della libertà personale, un’inezia non sono e pur sempre limitano la libertà della persona che le subisce.
Al solo leggere le ordinanze che i media sbandierano a destra e a manca, soprattutto in occasione di inchieste riguardanti politici e “colletti bianchi”, sembra conseguenza ordinaria far coincidere all’indagine preventiva, la misura “coercitiva”, chiariamo allora che di ordinario, invece, non c’è nulla.
La libertà personale è sacra e inviolabile, può essere limitata al colpevole non all’indagato. E al colpevole, si dovrebbe togliere la libertà, solo ed unicamente a fini di rieducazione.
Invece, soventemente, accade che prima di completare l’indagine, prima di soppesare le prove, prima di esaminare ogni fonte ed ogni ipotesi alternativa dell’agire, di chi “sembra” aver commesso un reato, la magistratura applichi strumenti coercitivi della libertà che sembrano lievi solo a parole, mentre nei fatti non lo sono.
Anche una misura come l’obbligo di dimora comporta una costrizione che l’uomo libero malamente subisce; in altri termini, anche la misura lieve, indipendentemente dalla durata, deriva da un ordine che un organo dello Stato impone ad un cittadino innocente.
Tutte le misure coercitive sanno di sbarra e di muro, alcune ne hanno tutto il sapore, altre solo l’aroma beninteso, ma il senso è lo stesso: i principi costituzionali vengono violati e le crepe in un sistema che prevede l’equilibrio tra i poteri dello stato appaiono visibili a tutti. D’altronde solo sventolando l’essenza, solo l’essenza della reclusione si riesce ad amplificare vicende giudiziarie di scarsa rilevanza dal punto di vista criminologico ma di grande peso “politico” in una realtà in cui il potere va ostentato prima di essere esercitato e l’uso della demagogia istituzionale sembra essere diventato la regola e non l’eccezione.
*avvocato