L’INTERVENTO. A proposito del saggio “Liberalismo inclusivo” di Salvari e Dilmore

L’INTERVENTO. A proposito del saggio “Liberalismo inclusivo” di Salvari e Dilmore

SalDil

Interessantissimo questo recente Saggio di Salvati/Dilmore (Feltrinelli). Il "Liberalismo inclusivo" non può che essere il "liberalsocialismo" ossia - nel senso anche di Aldo Capitini - il massimo di liberalismo e il massimo di socialismo congiunti nella prassi di riforma della Società. Ogni centrismo cerchiobottista (in ciò pseudo moderato e senza titolo "riformista") è alternativo a questo sviluppo necessario della Sinistra Occidentale ed è funzionale solo alla politica delle Destre sovraniste. Perché l'inclusione, l'apertura, il pluralismo, la complessità, il Tu-Tutti (inteso come massima considerazione del prossimo), l'Omnicrazia (intesa come "potere di tutti", come potere diffuso), l'accoglienza, il coniugare verso l'Alto Libertà e Giustizia (cioè senza conflitto tra Intervento pubblico e Iniziativa privata orientata alla funzione sociale), non c'entrano nulla con l'Identitarismo etno-centrico o con quello valoriale (con le politiche dell'esclusione e dei muri, dunque).

Il "cristianismo" (che è ideologia politica e non "Fede") chiuso ai "diritti sociali" di nuova generazione sui temi bioetici (inizio e fine vita), di "genere" (tutela delle donne) e  anche lavoristici (penso al "salario minimo" fissato per legge a tutela anche dei lavoratori atipici), è fuori dal Pensiero Liberale (e da un'autentica espressione "religiosa" Cristiana), è una nuova specie di autoritarismo violento e ghettizzante che ha in Orban e in Putin (gli "alleati" di Salvini/Meloni) i  modelli di riferimento. Renzi e Calenda - espressione ambigua di un "Centro ondivago", occasionalista - dovranno presto chiarire la loro posizione strategica (e non tattica, di Palazzo) proprio lungo questo crinale. E' un Aut/Aut che riguarda la scelta politica epocale, il campo d'appartenenza di più di una generazione e coinvolge anche il confronto e la dialettica (congressuale, ad esempio in Calabria) all'interno del Mondo Democratico: è una "scelta di campo" che presto discriminerà lo stare dentro e lo stare fuori il Partito Democratico, senza le ambiguità strumentali e interessate che sono deleterie al progetto di Nuovo Ulivo, di Campo Largo, di Rinnovato Centrosinistra che Enrico Letta sta delineando. Altro che chiusura "autistica" dentro il recinto sicuro di questo o quel "cerchio magico" come qualcuno vorrebbe - anche in Calabria - per strutturare definitivamente l'idea dell'Uno, dell'Unico! Non ci si può dire di Sinistra, Socialisti Europei, e, allo stesso tempo, rincorrere le Destre per agganciare un consenso fondato sul culto dell’Identità e del diverso da additare come nemico, estraneo.

Il "Liberalismo inclusivo" è dunque, in tal senso, irriducibile ad una visione statica della Società, non ha nulla a che fare con il Conservatorismo e nell'esprimere coraggio  innanzi alle sfide del futuro, sollecita le Persone di buon senso e aperte all'altro nel rigettare tanto le "sirene" neo nazionaliste quanto quelle improntate ad un "fissismo etico" (espressione di Francesco nell'Enciclica Fratelli Tutti) che proietta la propria ombra stigmatizzante su tutte le Minoranze e che esclude - per Principio - il metodo laico e pragmatico del dialogo tra diversi e il Compromesso che allarga la platea dei Diritti senza escludere nessuno, senza cedere agli impulsi violenti dell'Odio criminale che genera, prima o poi, quella strage del Diritto cui segue quella dei popoli.