PREMESSA
Questo testo è stato pubblicato la scorsa estate in internet. Quest’anno ho chiesto che venga riproposto su ZOOMSUD, nella speranza che l’aldilà trattenga nel più profondo dei suoi recessi i demoni che puntualmente trasformano in un inferno la nostra terra!
C’è stato un tempo in cui avevamo un grande rispetto per la Natura. Di più. Un timore reverenziale. L‘eterna fatica spezzava la schiena, ma era la garanzia della nostra dignità. Avevamo un profondo senso del pudore - inteso innanzitutto come rispetto per noi stessi. Ed una coscienza.
Siamo stati sfruttati, maltrattati, ingannati. Siamo stati servi. Per volere altrui, mai per scelta. Abbiamo tratto da condizioni di vita disumane la proverbiale caparbietà, il carattere roccioso, la perseveranza estrema dei sopravvissuti.
Abbiamo visto morire il nostro grande sogno: "La terra a chi la coltiva!" E seppellire uno dopo l’altro i valori che un tempo giunsero a noi dal mare.
Siamo andati via in tanti. In troppi. Chi è rimasto coltiva ancora, ostinatamente, la terra. E dedica agli animali la stessa cura che riserva alla famiglia. A volte muore nel tentativo di salvarli da un inferno di fuoco.
E non si riesce a comprendere.
Perché? Per chi? Da quale ventre mostruoso sono strisciati fuori i figli maledetti che feriscono a morte la Madre Terra? E gli sciacalli? Gli indifferenti? I furbi? Hanno davvero tutti dei figli affamati, per cui sono costretti ad accettare anche il più infimo dei ricatti?
O è in atto il più sporco dei giochi? Non seguire la linea retta, quindi non prevenire e poi nemmeno curare. Creare emergenza, invece, affinché essa produca gettito di denaro che segua il percorso di una lemniscata, sulle spalle ed alla faccia dei calabresi onesti. Dei doppiamente beffati. Perché derubati e perché additati come incapaci, fannulloni, lestofanti. Mentre i veri responsabili folleggiano allegramente, esibendo le loro misere vittorie di Pirro.
Non è il denaro - "guadagnato" in un modo tanto infame - che ci affrancherà dal passato. Non è così che si vince la fame atavica, la povertà che si è trasformata in miseria, perché ha corroso l’anima e trasformato l’Uomo in qualcosa che definire animale sarebbe un’offesa.
Per gli animali.