Tra le vie di Catanzaro quella intitolata ad Alessandro Turco è importante per quanto breve. Origina da Piazza Matteotti e porta dritto al ponte Morandi, una delle principali vie di uscita dalla città. Ai suoi lati si allineano due delle maggiori scuole cittadine, il Liceo Scientifico e l’Istituto Tecnico Commerciale. Vi sorge il Museo delle Arti di Catanzaro, ma non basta.
Non sfugge all’attenzione una porta variopinta, su cui campeggia la scritta Museo del Rock e su di essa un’immagine dei Doors, il gruppo musicale rock americano fondato da Jim Morrison negli anni sessanta. Una delle maggiori istituzioni culturali della città, una galleria delle meraviglie per gli appassionati di musica rock e non solo, il luogo da cui sono transitati musicisti, registi, attori, critici musicali di fama nazionale e internazionale.
Qualche mese fa vi si è esibita Scarlet Rivera, talentuosa violinista americana, che nel suo curriculum vanta la collaborazione con Bob Dylan. “Non esiste qualcosa del genere a Los Angeles” è stato il suo commento. Un riconoscimento rilevante per Piergiorgio Caruso che del Museo del Rock è il fondatore e l’anima.
Esperto musicale come pochi, cultore della storia del rock, titolare di una vasta collezione di vinili, di manifesti, di foto, di autentici pezzi rari. La sua impronta si legge sui cartelloni che lungo le pareti di due piani guidano il visitatore in un percorso di testi, immagini, materiali d’epoca, affascinante quanto dettagliato. Una delle perle della città, assieme alla collezione di opere dei maggiori artisti contemporanei sparse lungo i viali del Parco della Scuola Agraria. Assieme al dedalo di vie e viuzze che disegnano l’impianto medievale di Catanzaro. Assieme alla veduta di mezza Calabria da Bellavista, che dovrebbe essere dichiarata patrimonio immateriale della comunità. Motivo di orgoglio per una città un po’ distratta e bisognosa di autostima. In parte ignara della sua dote.
E Piergiorgio Caruso ha orgoglio e passione, e crede nella bontà di un progetto che ha ancora bisogno di crescere. Frequento il Museo del Rock da anni, partecipo quando possibile a concerti, reading, presentazioni di libri. Non si tratta di spettacoli intesi nel senso convenzionale, sembra piuttosto appropriato il termine happening, in voga tra i sessanta e i settanta del novecento.
In una grande sala le cui pareti trasudano storia del rock l’artista o gli artisti di turno si esibiscono a un metro dalla folla di appassionati, ricevendo apprezzamenti, commenti, talvolta domande. Alla fine dell’happening strette di mano, firmacopia di vinili vecchi di decenni, l’acquisto di un più moderno CD direttamente dalle mani dell’autore.
Doveva essere così più di cinquanta anni fa quando bands destinate alla fama planetaria si producevano nelle loro prime performance in locali adattati al bisogno. Anche l’entusiasmo doveva essere lo stesso. Se Catanzaro si volesse bene dovrebbe adoperarsi perché un’istituzione così peculiare, sostenuta dall’iniziativa del tutto gratuita di uno dei suoi figli, abbia il giusto sostegno. Una città che dovrebbe ambire a diventare centro culturale della regione. Una città dove non mancano contenitori culturali di pregio e tra questi il Museo del Rock.
Mi piace immaginare che un giorno non lontano sarà così.