A(r)MO, per ricordare il valore della vita e della civiltà

A(r)MO, per ricordare il valore della vita e della civiltà

(ReP) Sopra le colline di Reggio Calabria, c’è un piccolo paese, Armo, divenuto noto alle cronache nazionali e internazionali. All’interno del suo cimitero, infatti, nel 2016, hanno trovato ricovero decine di salme di migranti africani, morti dinanzi le coste Calabresi.

Il cimitero, grazie al gesto pietoso della sepoltura è diventato simbolo di civiltà e umanità.

Delle tombe si prendono cura volontari e volontarie di Armo, ormai da anni, non relegando all’abbandono e alla dimenticanza uomini, donne, bambini e bambine, alcuni di loro senza nome, morti mentre cercavano di dare alle loro esistenze altre possibilità.

All’interno del cimitero di Armo, la sera di lunedì 12 agosto, si è verificato un evento straordinario, per la portata simbolica e restitutiva. Infatti, con alle spalle le tombe, in un’area vuota, è stata rappresentata, per desiderio degli stessi volontari e in particolare di uno di loro, Mimmo Plutino, un’opera teatrale - che ha visto il suo debutto nel maggio scorso presso lo Spazio Antigone Osservatorio sulla ‘ndrangheta - che della storia del cimitero ha tratto ispirazione. Il titolo della pièce, A(r)MO, scritta da Tiziana Bianca Calabrò e interpretata dall’attrice Renata Falcone con la regia di Basilio Musolino, è ambientata nel cimitero da cui trae il nome, dove una donna, Carmen “davanti la tomba di un ragazzo senza nome da lei ribattezzato CarloAlberto, come l’innamorato suo di tanto tempo fa, sgrana come un rosario i ricordi di tutta una vita”.

L’opera che crea un parallelismo tra storie di migranze, seppure in tempi e differenti continenti, dove la Storia impietosa “sembra ripetersi sempre, pur cambiando geografia e volti”, è stata seguita in un silenzio commovente e partecipato da un pubblico numeroso, che ha ascoltato le vicende di Carmen la protagonista, le cui parole, cariche di amore e di sdegno, risuonavano con ancora più potenza in quei luoghi, essi stessi narrazione muta di ingiustizie e dolore.

Un plauso agli organizzatori, per aver portato il Teatro all’interno di un luogo non convenzionale ma simbolico, proprio come lo è questa antica forma narrativa. Noi ci auguriamo che A(r)MO, possa continuare a portare la storia di Carmen, di cui è impossibile non innamorarsi, che possa toccare ancora altri cuori, che non cessi mai il racconto delle ingiustizie e della povertà “che fa la morte anche ai bambini”.

A(r)MO
Di Tiziana Bianca Calabrò
Con Renata Falcone
Costumi Alessia Forotti
Luci Antonella Bellocchio
Collaborazione Artistica Vincenzo Mercurio
Regia Basilio Musolino
Compagnia Ucrìu e Teatro Proskenion