“La mafia uccide solo d’estate”: uno sguardo sulla mafia con gli occhi di un bambino

“La mafia uccide solo d’estate”: uno sguardo sulla mafia con gli occhi di un bambino

LMU     di GIUSEPPE LUNARI - A Palermo, la mafia uccide il maresciallo Attilio Bonincontro, ma in una macelleria si vocifera: “Ma quale mafia e mafia! Secunnu mia, è tutta ‘na questione di fimmini”. A Palermo, la mafia uccide il brigadiere Filadelfo Aparo, ma dal barbiere  si vocifera:  “Ma quale mafia e mafia! A me una persona che lo conosceva mi ha detto che ‘nquitò una femmina che non doveva ‘nquitare” (disturbare, ndr). A Palermo, la mafia uccide il giornalista Mario Francese, ma in un bar si vocifera: “Era bravo Francese. Però gli piacevano un pò troppo le gonnelle. Quelle degli altri.”

Arturo è un bambino, e come tutti i bambini, si fida ciecamente di quello che dicono gli adulti: ascolta anche lui quella frase in macelleria, quella detta dal barbiere e quella chiaccherata al bar. E sono proprio tutte queste frasi che lo fanno convincere di una cosa: che non bisogna dichiararsi, figuriamoci innamorarsi. Perché se lo fai, la mafia ti prende e ti ammazza. Purtroppo in classe di Arturo, c’è una bambina della sua stessa età, che gli piace: si chiama Flora.

A fare da sfondo a questa storia d’amore, che dalle elementari arriva fino all’età adulta dei due personaggi, Arturo e Flora, ci sono gli avvenimenti di mafia degli anni ‘80:  tra tutti anche l’assassinio del giudice Rocco Chinnici, che nel film abita nello stesso stabile di Flora, e sa della storia d’amore tra i due ragazzi. 

Il film sancisce l’esordio alla regia di Pif, all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, che affiancandosi all’associazione “Addio Pizzo” firma esplicitamente una pellicola che ha detto no al pizzo. In una puntata de “Il testimone”, serie televisiva dello stesso Pif, il regista ha dichiarato: “Molti produttori che vengono da Roma non gliene frega niente del pizzo o meno: preferiscono pagare così hanno meno problemi ” Che genere di problemi lo spiega invece Patrick Carrarin, organizzatore generale: “Puoi avere dei problemi durante la lavorazione che sono: interrompere le scene passando davanti la macchina da presa.. e quando lo fai 8 o 10 volte, su delle scene lunghe, hai fatto un danno. Oppure cominciare a tirare l’acqua.. oppure minacciare l’attrice con le siringhe, tirare le siringhe”

La bellezza del film avviene con l’unione armoniosa di reale e finzione, come per esempio scene realmente accadute che -messe nel contesto del film- sembrano  inventate ed invece.. davvero esiste una dichiarazione di Giulio Andreotti che alla domanda del giornalista Pansa sul perché non andò al funerale del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, rispose: “Preferisco andare ai battesimi”.

A solidificare la memoria e a renderla indistruttibile nel tempo, perché “a dimenticare in Italia non ci vuole nulla”, di solito ci si riesce meglio con un film: per la sceneggiatura de “la Mafia uccide solo d’estate” di riferimento è stato un libro, quel  “Trent’anni di mafia” scritto da Saverio Lodato, per cui anche il giudice Falcone espresse ammirazione : “un testimone attento e sensibile” capace sempre di “fedeltà documentate e lucidità di analisi”.  Il film pur parlando di avvenimenti solo di qualche decina di anni lontani nel tempo, si schiera –per esempio- decisamente contro il risarcimento economico di Susanna Lima, che ultimamente è stata riconosciuta come figlia di una vittima  di mafia.  Infatti il padre, Salvo Lima, fu ucciso dalla mafia, ma -seguendo il film- proprio perché ad un certo punto non continuò a rispettare i patti: viene considerato uno dei tanti referenti politici della mafia stessa.

Il film rende giustizia (con un finale sorprendente) non alle “vittime” di mafia, ma agli uomini dell’antimafia, non eroi ma persone ordinarie, come il detective della polizia Boris Giuliano: nel film non viene inquadrato in azione, niente volanti o pistola. Viene ripreso mentre è intento in un bar a mangiare un iris alla ricotta, con i baffi ancora pieni di zucchero a velo.

E, come riesce a fare lo stesso Pif, mischiando reale e finzione, ai giorni nostri –se le cose non fossero andate come poi sono andate- sarebbe anche potuto capitare che..

Alla prima del film “la Mafia uccide solo d’estate” c’era anche loro: i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le loro scorte erano state intensificate, nonostante adesso entrambi avessero circa 73 anni. Ad un giornalista che chiede un commento al film, Giovanni Falcone risponde: “Diliberto? Un testimone attento e sensibile, capace sempre di fedeltà documentate e lucidità di analisi. È tempo ora di andare avanti, non più confidando sull’impegno straordinario di pochi, ma –come riesce a fare questo film- con l’impegno ordinario di tutti”