La provocazione di Tosi, il leghista mite che ama la Calabria – di ALDO VARANO

La provocazione di Tosi, il leghista mite che ama la Calabria – di ALDO VARANO

G Tdi ALDO VARANO - UNO. Chi mi ha interpellato sulla falsa ordinanza di Tosi mi ha (spesso) sconsigliato di scrivere sull’argomento. Ma dissensi e discussioni aiutano la salute e valgono il rischio.

Alcune precisazioni per chi non ha mai letto zoomsud.

Primo, questo giornale è cresciuto (anche) in frontale contrapposizione alla cultura e alle idealità, ancor prima che alle politiche, del Leghismo e del suo sfondo (spesso) razzista E contro tutte le pulsioni antimeridionali e anticalabresi diffuse nel paese, e non solo nel Nord.

Secondo, la Gabanelli, con cui Tosi è entrato in polemica, è una delle migliori giornaliste televisive (non della Rai ma di tutte le televisioni) del nostro paese. In un torneo sarebbe la più agguerrita testa di serie per vincere la coppa.

Terzo. Non tutti i leghisti sono razzisti e/o ignoranti (anche se le analisi statistiche registrano un basso tasso di scolarità e/o istruzione nel suo elettorato). Infine, anche i migliori giornalisti fanno valutazioni sbagliate ed errori nel loro lavoro (la differenza è tra chi lo riconosce e chi lo nasconde, non tra chi sbaglia e chi no).

DUE. Ho trovato l’iniziativa di Tosi intelligente, civile e perfino mite. Una provocazione capace di sollecitare un dibattito e una discussione, come in realtà sta avvenendo. Insomma, un gesto utile.

Il sindaco di Verona ha all’interno della sua città una comunità calabrese molto ampia e ritiene che quella comunità non coincida né sia una cosca di massa della ‘ndrangheta che s’è trapiantata lì per conquistare la città di Giulietta. Ritiene invece che Report abbia suggerito questa ipotesi.

TRE. Mi chiedo: che significato culturale ha ricordare che il capitano di una squadra sportiva è calabrese (credo di Cirò) in un servizio che vuole dimostrare che Verona è ormai territorio della ‘ndrangheta? Quel giocatore, a quanto se ne sa, non viene da una famiglia di ‘ndrangheta e non ha neanche parentele (e poi: dopo la rivoluzione francese dei reati rispondono i singoli non i parenti). In tutte le città italiane esistono larghe comunità di calabresi. Non per l’espansione imperialista della ‘ndrangheta ma per la tragedia dell’emigrazione che ha costretto centinaia di migliaia di calabresi ad emigrare. L’emigrazione si porta tutto dietro: miseria, dolori, speranza, capacità, intelligenza, criminalità.

Se Tosi dice che essere criminali e/o mafiosi ed essere calabresi non coincide, secondo me, ha ragione. E se ha torto le proposte che avanza nell’ordinanza fasulla mi sembrano necessarie, urgenti, di buon senso. Chi non ha interiorizzato i complessi antropologici propinati contro i calabresi non può, a mio avviso, indignarsi per quella provocazione. Qual è il problema? Dov’è? E’ più razzista verso il Sud e la Calabria chi sceglie l’opzione coincidenza calabresi-ndrangheta o chi la nega?

QUATTRO. C’è una sottovalutazione della presenza della criminalità organizzata e della ‘ndrangheta al Nord che appare anche nel conflitto tra Tosi e la Gabanelli? Credo di sì. E credo che se si vuole dare una mano al Nord, anche a Tosi (e perfino la Gabanelli), si debba denunciare il pericolo.

Ma il problema è capire se la presenza della criminalità organizzata in quelle zone è un fenomeno di clonazione e infezione del Sud o della Calabria da parte di una criminalità organizzata e di una ‘ndrangheta che aggradisce coi suoi batteri maledetti società sane, innocenti e indifese o se la presenza sempre più massiccia di criminalità organizzata (e ndrangheta) deriva da un corrompimento interno a quelle società che si sta manifestando con la nascita di mercati sempre più inquinati e illegali alimentati da spinte endogene, interne a quel mondo.

Una mafia riesce a incardinarsi in un territorio solo se il quel territorio c’è una richiesta sociale di mafia. E c’è richiesta sociale di mafia in un determinato territorio quando dal cuore della sua società civile nascono mercati illegali che hanno bisogno di protezione illegale (droga, lavoro nero, traffico di rifiuti pericolosi, appalti e lavori sottratti alla libera competizione, eliminazione della concorrenza, ecc). Solo in questo caso la mafia (la ‘ndrangheta) può mettere a disposizione il suo know out il suo “sapere come” si fa mettendo a frutto la propria esperienza di intimidazione, violenza, devastazione.

CINQUE. Insomma, le cose sono un po’ peggio di come immaginano Tosi, la Gabanelli e gli amanti (numerosi anche in Calabria) della teoria degli untori calabresi di vil razza dannata secondo i quali, sulla base dei piani strategici elaborati in una frazione della frazione di Cirella di Platì (delle Serre, della Sila), le potenze mafiose vengono spostate con sapienza napoleonica per conquistare territori sempre più larghi del mondo.

No, funziona che se c’è criminalità al Nord o a Verona, Tosi e la Gabanelli devono indagare tra le contraddizioni e i processi degenerativi che stanno crescendo al Nord e a Verona per responsabilità e azioni di quelle società e, se Tosi ci riesce, s'impegni a stroncare quei processi. Da quaggiù, al massimo, possiamo mettere solo, e come sempre, la manovalanza.