Il 25 Novembre. E tutti gli altri giorni ROMITO

Il 25 Novembre. E tutti gli altri giorni ROMITO

venticinquenovembre

di ADA ROMITO -

Spesso si immagina che la violenza abbia un volto urlato, prepotente, immediatamente riconoscibile. Questo perché una certa cultura (ma davvero la possiamo chiamare cultura?) ci ha insegnato, o ha provato a farlo, che dove c’è silenzio c’è accettazione e quindi non c’è violenza.

A molte, troppe donne questa stessa pseudo cultura ha imposto un silenzio atroce, mortale: il silenzio che nasconde la violenza più terribile: quella contro loro stesse.

Oggi è una giornata importante: lo è perché durante queste ventiquattrore dovremmo cercare di imparare una cosa nuova, che sovente non consideriamo: che il silenzio dietro le mura di molte case diventa violenza. Diventa morte.

Di donne morte nella violenza e nel silenzio (per mano di individui che avrebbero dovuto amarle e rispettarle) ne abbiamo notizia ogni giorno. Donne che sperano, restando in silenzio, che quella bestialità cessi, che il mostro si plachi, che come per magia la loro famiglia (o quel che ne resta) torni ad un equilibrio in realtà mai esistito. Queste donne muoiono nel silenzio, e se non muoiono, se sopravvivono, porteranno per sempre addosso le brucianti cicatrici di quel silenzio. Silenzio imposto spesso dalle famiglie di origine, in una società nella quale lo scandalo, la preservazione del matrimonio e della famigliacontano più della loro stessa vita. Queste donne non riescono ad affrancarsi da questo silenzio perché vissute in una società che lo teorizza, che lo giustifica. Nulla viene loro in soccorso. Cultura, rapporti interpersonali, linguaggio, famiglia. E quando si arriva allintervento delle Forze dellOrdine spesso è troppo tardi.

I nomi di queste donne sono tanti: alcune come Rosaria e Anna Maria possono raccontare la loro storia e ad un prezzo altissimo; altre no. Basti pensare a Stefania, Immacolata, Roberta, Rosi, Paola

Questi sono i veri nomi di donne morte per colpa di un assassino e per responsabilità di questo silenzio. I loro cognomi non importano, così come non importano le loro città di provenienza. Perché il silenzio che ha contribuito alla loro morte urla dal nord al sud del Paese.

Oggi è una giornata importante, dicevamo: perché il 25 novembre è stato scelto come data per provare a rompere questo silenzio assassino. Perché oggi proveremo ad urlare insieme, uomini e donne, affinché questo silenzio non armi più le mani di uomini che di umano non hanno nulla.

Perché proveremo a far capire a tutti, Istituzioni, gente comune, uomini e donne, professionisti ed anche, perché no, uomini di religione che il silenzio è complicità.

Eesattamente questo che le Donne della Collettiva AutonoMIA della mia Reggio Calabria diranno oggi pomeriggio alle 17.30 a Palazzo San Giorgio, durante un percorso di consapevolezza comune   che coinvolgerà tutta la città e che, mi auguro, convinca definitivamente coloro che parteciperanno che non basta dire che tragedia, che orrore, mi dispiace, povera donna.

Non solo non basta, ma fa anche più male: perché noi tutti siamo complici se non riusciamo a sconfiggere per sempre quel silenzio.

Io oggi immagino la mia città da lontano: immagino il Palazzo del Governo cittadino e Piazza Italia gremite da persone che,assieme alle sorelle della Collettiva, assieme alle Istituzioni cittadine diranno basta al silenzio complice, basta agli assassinii, basta al linguaggio sbagliato, basta alla pseudo cultura che annichilisce ed uccide le donne.

Io oggi Reggio me limmagino bella e coraggiosa, pronta a difendere le sue donne e le donne di ogni luogo del mondo.

Perché oggi è 25 novembre in tutto il mondo, oggi è il giorno in cui si deve dire che la violenza sulle donne è inaccettabile, mostruosa, assurda.

Ma quel che conta saranno i giorni a venire, nei quali si dovrà smettere di stare in silenzio.

Perché il silenzio è complicità. E perché devessere 25 novembre ogni giorno.