di DANIELA MAZZEO -
Calabria d’Autore riserva sempre tante belle sorprese. Una rassegna che con i suoi ospiti sa lasciare un segno forte nella cultura reggina. E stavolta Antonio Calabrò ha fatto proprio centro scegliendo come protagonisti della serata due grandi esponenti del giornalismo: Francesco Viviano e Giuseppe Baldessarro. Entrambi giornalisti del sud Italia che lavorano per Repubblica. Viviano è un inviato di lungo corso, e Baldessarro di recente è stato nominato condirettore del periodico Narcomafie fondato da don Ciotti.
Calabrò, consueto e sopraffino mediatore, introduce gli ospiti e non perde tempo nel rivolgere l’attenzione al libro che Viviano ha portato con sé: “Io killer mancato”. Il titolo, biglietto d’imbarco per il viaggio nella vita dell’autore. Ma per saperne di più, la parola passa a Viviano.
Il giornalista dal tono pacato ma sferzante nell’acume del senso delle sue parole, racconta la storia descritta nel libro, la sua storia, quella della sua vita.
Il racconto si intreccia con dettagli, nomi e particolari del suo vissuto per poi snodarsi in vere e proprie lezioni di vita pregne di tanta umanità.
“ Per me non è stato facile vivere e sopravvivere in un ambiente dove il destino era quasi sempre segnato” racconta l’autore. Cresciuto in un ambiente siciliano malsano ad alta criminalità, il padre ucciso perché malavitoso, lui rimasto orfano quando ancora era in fasce. Una crescita difficile, fatta di stenti e di tanti ostacoli. A sedici anni il bivio. La rabbia nei confronti della vita vorrebbe renderlo artefice di un crimine apparente fonte dei suoi problemi. Ma trovatosi davanti all’assassino del padre uno sguardo lo blocca, la mano delittuosa si ferma. Gli occhi del bambino tenuto in braccio dall’assassino irrompono la coscienza di Viviano, segnano il suo destino. Prende la strada giusta e inizia la sua vita.
Il suo animo ne ha sopportate davvero tante ma il suo più grande successo non è soltanto ciò che è riuscito a diventare,ma essere arrivato attraverso il suo percorso.
Un giornalista come pochi spiega Baldessarro. Che fa il suo mestiere recandosi nei luoghi, confondendosi tra le persone, ricercando nella realtà. Conosce per raccontare. Scopre la verità ai fini di una giustizia. Dedica il suo tempo alle storie alle inchieste allo studio di ogni possibile elemento ricercato. Cronaca giudiziaria, cronaca nera, mafia.
Pagine di giornali che raccontano la sua penna. Anni di trincea in Sicilia, gli anni di Falcone, del maxi processo, di Borsellino, delle stragi. “Era una mattanza continua, era il Vietnam” racconta.
E a questo punto Calabrò coglie la palla al balzo per chiedere agli ospiti riflessioni sul giornalismo, quello di ieri e quello di oggi. Entrambi si trovano d’accordo nel pensare che essere un giornalista non è essere opinionista, non è neanche cercare le notizie sul web, o accontentarsi di ciò che sanno tutti. Giornalismo vuol dire approfondimento, ricerca, indagine.
La televisione ha inciso molto nel distorcere la vera essenza di questa categoria. E soprattutto internet con le sue informazioni distorte affievolisce la curiosità di chi dovrebbe andare sempre oltre la notizia e ricercare dettagli nuovi da poter raccontare. La ricerca dell’informazione immediata ha portato il lettore a non distinguere più la notizia buona da una meno buona. I tempi sono cambiati e il neo giornalismo ne è conseguente.
Il tempo a Calabria d’Autore è trascorso velocemente senza accorgersene. In chiusura il messaggio di Viviano scuote le menti del pubblico. “Raccogliete e sentite tutto di ciò che dicono i giornali ma fatevene sempre una vostra opinione”.
“Cosa significa fare il giornalista” – conclude : “significa fare il giornalista e basta. Senza nessun altro impiccio.”
Il lungo applauso termina la serata e saluta gli ospiti.
“Io killer mancato” è un libro da leggere tutto d’un fiato.
Giuseppe Baldessarro e Francesco Viviano due grandi nomi del giornalismo di ieri e di oggi. Una luce nel buio di tante finzioni giornalistiche. Un esempio, un punto di riferimento professionale e umano per tutte le giovani leve.