La serata si svolge con i toni di una mise teatrale, così, ad un tratto dal pubblico, una voce femminile si leva sulle altre e appare Daniela Scuncia, teatrante, lettrice di classe e ironica interprete, sale sul palco e ci regala una lettura intensa e appassionata di alcune poesie di Menga. Legge la Scuncia, legge poesie al sapore di menta o sognanti un futuro semplice e migliore, legge dell'amore, e si alterna al leggio con l'autore che a sua volta alterna la lettura alla rilassata discussione con Calabró, traendo spunto un po' dalla poesia e un po' dalla vita.
King Crimson in sottofondo, e le voci si susseguono sul palco al microfono regalandoci momenti a tratti ilari, sempre ricchi di spunto di riflessione. Una riflessione sull'uso delle parole, che sono una "repubblica democratica" secondo Carlo Menga, e pur avendo tutte pari dignità, assumono diverso peso a seconda del contesto nel quale vengono usate; una riflessione sulle donne, eclettiche e indispensabili, come recita tra le righe in una sua poesia; e una riflessione sull'essere umano, attraverso il vivere di un criceto, quasi a voler dimostrare, tra un sorriso e l'altro, con una metafora e un po' di sana ironia, che siamo piccoli piccoli. Come piccoli criceti che si affannano a far girare la ruota dell'esistenza.
Poesia, ironia, arte di vivere. Anche questa serata si conclude nel migliore dei modi, con un lungo applauso per i nostri ospiti e un piccolo bagaglio di utili riflessioni che, oltre a farci sorridere, ci migliorano un po'.