Rispetto ai colleghi olandesi e tedeschi, gli industriali italiani continuano a percepire il Mezzogiorno come area più arretrata di quanto non sia in realtà e lamentano soprattutto la carenza di servizi di trasporto e la presenza della criminalità quali fattori che inibiscono dall'insediare imprese.
Sono solo alcuni dei dati emersi dallo studio "L'attrattività percepita di regioni e province del Mezzogiorno per gli investimenti produttivi" di Dario Musolino, sociologo calabrese, pubblicato sull'ultimo numero della Rivista Economica del Mezzogiorno, trimestrale della SVIMEZ diretto da Riccardo Padovani ed edito da Il Mulino.
Con un punteggio superiore a 4 (4,07) è la Lombardia la regione preferita dagli imprenditori italiani, seguita da Emilia Romagna (3,92), Veneto (3,86), Piemonte (3,58), Toscana (3,37), Trentino Alto Adige (3,34).
Decisamente diversi i valori nelle regioni del Sud: se Abruzzo e Puglia si collocano a metà della forbice con valori attorno al 2,5 (Abruzzo 2,59; Puglia 2,47) e Basilicata e Molise superano anche se di poco il 2 (Basilicata 2,06; Molise 2,18) le altre si trovano sotto tale soglia psicologica.
Campania e Sicilia sono infatti quasi allineate rispettivamente sull'1,98 e 1,99, la Sardegna si ferma a 1,88.
In fondo alla classifica la Calabria, con il punteggio di 1,73.
L'Abruzzo si conferma in testa alle regioni meridionali: la prima provincia che si incontra è Pescara (2,6), seguita da Chieti (2,59) e Teramo (2,58), a pari merito con Aosta, poco distante da L'Aquila (2,56). Bari invece registra un punteggio di 2,49, Taranto, Foggia e Lecce sono allineate sul 2,43. Le province molisane e lucane confermano il dato regionale (2,18 e 2,06).
In Sicilia, Catania supera Palermo di poco (2,05 contro 2), mentre Napoli si colloca già sotto la soglia psicologica del 2 con un punteggio di 1,98, quasi allineata con Salerno (1,97). In Sardegna invece la forbice dell'attrattività è compresa tra l'1,89 di Cagliari e l'1,84 di Carbonia-Iglesias.
In coda la Calabria, con valori compresi tra l'1,74 di Reggio Calabria e l'1,72 di Crotone e Vibo Valentia.
Interessante inoltre l'analisi che mette a confronto il divario percepito dagli imprenditori a livello soggettivo con quello reale certificato, ad esempio, dal livello del Pil procapite nelle varie regioni. Lo studio mette infatti a confronto le regioni più sviluppate e quelle meno sviluppate dell'Italia (Lombardia e Calabria) con quelle dell'Olanda (Utrecht e Winschoten) e della Germania (Frankfurt e Flensburg).
In Germania e Olanda il gap di attrattività tra le regioni è percepito in modo inferiore rispetto alla realtà (in Germania il divario di percezione è 1,71 contro il 2,1 del divario reale; in Olanda è rispettivamente 1,44 contro 1,8).
Situazione capovolta in Italia, dove se il divario reale è pari a 2, quello di percezione sale a 2,34.
Ma quali sono i fattori che inibiscono l'attrattività delle regioni meridionali? Che cosa allontana gli imprenditori dall'insediare imprese nel Sud? Secondo 1 su 4 degli imprenditori intervistati il problema maggiore viene dalla carenza di infrastrutture di trasporto e logistica, quindi dalla scarsa accessibilità del territorio meridionale (26,4%), seguito dalla povertà del tessuto produttivo (presenza di clienti, fornitori, altre imprese: 21,3%). Pesa fortemente anche la presenza della criminalità organizzata (13%). Da rilevare che l'inefficienza della PA, un problema notevole, viene segnalato come tale al Sud soltanto dal 3,5% degli imprenditori.
Nella percezione degli imprenditori il Sud si presenta come un blocco monolitico tendenzialmente uniforme e ostile all'attrarre nuove imprese: "l'esistenza di tanti, molteplici, Sud, differentemente attrattivi, si legge nello studio, non è contemplata. In altre parole, per le imprese del Paese gli svantaggi localizzativi nel Mezzogiorno non presentano differenziazioni, diverse gradazioni, territoriali".
I motivi? "Questa macroregione, si legge nello studio, non è conosciuta a sufficienza nelle sue varie e diverse realtà territoriali" e anche la non conoscenza pare frutto di un disinteresse aprioristico verso l'area, di una serie di cliché che fanno fatica a essere estirpati. Politiche di investimento in infrastrutture di trasporto, politiche industriali e campagne specifiche di comunicazione sull'area sono, secondo lo studio, gli strumenti necessari ad aggredire la scarsa attrattività del Sud.
In particolare, servono azioni "nel trasporto ferroviario, nella portualità, nell'intermodalità e nelle piattaforme logistiche" sia per potenziare l'accessibilità del Sud dall'esterno che favorire la mobilità interna integrando a sistema le reti di trasporto meridionali. Per impedire la desertificazione industriale servono misure a sostegno delle imprese e azioni specifiche anticriminalità. Inoltre, last but not least, conclude lo studio, "strategie di comunicazione e promozione, a livello centrale e locale, che consentano di scardinare la cappa mediatica che oggi tende a mettere tutto il Sud sotto un unico cappello". (fonte 9colonne)