le scrivo perché, finalmente, i cittadini calabresi e, in particolar modo, i cittadini della provincia di Reggio Calabria, possano essere informati circa una decisione, arbitraria e inspiegabile, con la quale il Dipartimento della salute regionale e l’ASP 5 di Reggio Calabria impediscono loro di esser curati tempestivamente nelle strutture della propria provincia.
Il piano di rientro, che persiste da oltre un decennio, e i vari commissari succedutisi in questi anni che hanno chiuso numerosi ospedali, eliminato molti punti nascita sul territorio, ridotto il numero di posti letto molto al di sotto della media nazionale, aumentato i tickets sanitari, hanno determinato una profonda e duratura crisi di emergenza sanitaria, che ha interessato in modo particolare le discipline di ambito chirurgico.
Uno degli esempi più eclatanti è quello della disciplina Urologica. I dati epidemiologici attestano che 10 milioni di italiani, cioè uno su sei, presentano ogni anno una patologia urologica e tre dei primi sei tumori diagnosticati nel sesso maschile sono proprio quelli urologici (prostata, vescica e reni). Basta considerare che, nel 2022 (ultimo dato pubblicato), sono stato riscontrati 85.000 nuovi casi di tumori urologici (40.000 prostata, 29200 vescica, 12000 reni, 2300 testicolo e 500 pene), con un incremento rispetto al passato del 12%.
Eppure, la sola offerta sanitaria ospedaliera presente nella provincia di Reggio Calabria è costituita, di fatto, da soli 18 posti letto ordinari e 2 di DH nel Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, visto che quelli previsti dal DCA n. 78 /2024° per l’Ospedale di Polistena, non sono mai stati attivati e quelli del Presidio Ospedaliero di Locri non riescono, per vari motivi, a espletare il lavoro richiesto. E’ evidente, perciò, che chi pensa che siano sufficienti, per più di 510 mila abitanti, solo 18 posti letto pubblici di urologia, in una Provincia in cui, tra l’altro, non vi sono posti di questa specialità accreditati, o è uno sprovveduto e, in buona fede, commette un errore madornale, oppure la cura dei cittadini, tanto strombazzata, non è il suo interesse primario.
In questo scenario le Case di Cura accreditate con il SSN, hanno svolto, fino a ieri, una funzione di sussidiarietà fondamentale al mantenimento di un equilibrio precario al fine di evitare le piaghe principali che affliggono la comunità: la fuga sanitaria extraregionale, le lunghissime liste d’ attesa e purtroppo, anche la decisione dei meno abbienti di non curarsi.
Improvvisamente e protetta dal periodo di ferie estive, l’ASP 5 di Reggio Calabria, in data 4 agosto c.a., accogliendo una circolare del Dipartimento della Salute Regionale, ha intimato, con effetto immediato, di sospendere tutte le prestazioni di chirurgia specialistica (Urologia, Ginecologia, Vascolare) non rientranti nell’ambito del codice di chirurgia generale.
Tutto ciò in contrasto con:
1. il dato storico per cui già dai primi anni ’80 le case di cura convenzionate con la Regione
Calabria, e in quasi tutte le regioni d’Italia, hanno regolarmente erogato prestazioni di chirurgia urologica, controllate, validate e con conseguente pagamento da parte della ASP
competente per territorio, nell’ambito del raggruppamento di chirurgia - avendo in organico
anche specialisti in Urologia.
2. la nota del 13 marzo 2013, esplicativa del Dott. Luigi D'Elia, Sub Commissario per l'attuazione del Piano di Rientro della Regione Calabria, in cui chiariva, in modo inequivocabile, che ” l’organizzazione dei posti letto va effettuata per area funzionale e/o
omogenea come già meglio precisato (per esempio la chirurgia generale è da intendersi
comprensivo dell’ indirizzo ginecologico e urologico)”
3. il decreto dello stesso Dipartimento della Salute che, in data 27/03/2025, correttamente,
rinnovava l’accreditamento della casa di cura “Villa dei Gerani”, per quaranta posti letto “di
ricovero ordinario per patologie di chirurgia generale anche di interesse urologico e ginecologico”.
Com’è facilmente comprensibile, a parte le oggettive difficoltà nel comunicare, dall’oggi al domani, ai pazienti, già preospedalizzati, affetti da gravi patologie chirurgiche, spesso oncologiche, l’impossibilità di erogare la prestazione, tale iniziativa crea nel contesto provinciale di Reggio Calabria, un ulteriore ed innegabile impoverimento dell’ offerta sanitaria, in quanto quest’ ultimi dovranno affidarsi alle cure di altre strutture, verosimilmente in altre regioni d’ Italia, aumentando ancora di più la già preoccupante e vertiginosa emigrazione sanitaria.
Per questo credo che sarebbe opportuno che chi ha la responsabilità di tutelare la salute dei cittadini in modo equo e tempestivo, il Prefetto, il Commissario e i Sub Commissari al piano di Rientro, il Dirigente Generale del Dipartimento, il Direttore Generale dell’ASP 5, l’Ordine dei Medici e, in ultimo ma non ultimo, il Sindaco della Città Metropolitana, intervengano, immediatamente, per risolvere questo grave vulnus.
Concludo questo mio accorato e, spero, incisivo appello ringraziandola dell’ospitalità e ricordando che adesso, la mancata soluzione immediata del problema, potrebbe essere non più solo il disorientamento, l’ansia e le paure di ammalati già programmati e in gran parte preospedalizzati, affetti da importanti patologie che attendono risposta, ma, se non risolta in tempi brevissimi, che non sono quelli della politica né, tantomeno, della burocrazia, un ulteriore procrastinarsi della condizione, può modificare addirittura le prognosi di alcune malattie, aumentando l’incidenza di mortalità e morbilità e quindi rendendo responsabili, non solo moralmente, gli estensori del provvedimento.
*Dott. Pietro Cozzupoli, Medico Urologo