Dei 20 capoluoghi in palio, in più della metà sono in testa i candidati delle opposizioni, che si sono presentate unite, a Budapest accordandosi in desistenze anche con la formazione nazionalista di destra Jobbik. Una serie di piccoli Comuni dovrebbero invece rimanere sotto il contro del partito del premier. In Ungheria si è votato per l'elezione di sindaci ed assessori con sistema maggioritario, e per le assemblee provinciali sulla base di liste di partito. L'opposizione aveva speranze di vincere contro il candidato di Fidesz solo dove ha presentato un solo sfidante appoggiato da tutti i partiti, come nel caso di Budapest: uno schema di desistenze sistematiche senza precedenti in un Paese dominato dalla formazione del premier conservatore, populista e sovranista in rotta di collisione con le politiche europee.
Il nazionalista Orban è al potere da quasi un decennio dopo essere stato premier già tra il 1998 e il 2002. La campagna elettorale per le amministrative è stata la più dura e volgare probabilmente mai vissuta in Ungheria. L'apparato propagandistico di Fidesz ha cercato di screditare gli sfidanti con tutti i mezzi, anche presentandoli come "pagliacci inadatti all'incarico". E lo stesso Orban aveva minacciato di tagliare fondi alle città dove gli elettori "voteranno male". (fonte ansa)