Partiamo da un’ipotesi che fino ad oggi (24 gennaio del 2025) non è stata avanzata. L’ipotesi che sarà il presidente Usa Donald Trump a salvare il Vecchio Continente europeo spingendolo, con le sue mosse e le sue pretese che hanno già iniziato a dispiegarsi, verso approdi che nessuno in Europa ha fin qui preso in considerazione e che molti immaginano ancora lontanissimi dalla realizzazione, cioè gli Stati Uniti d’Europa.
Trump fino a questo momento s’è limitato a minacciare l’Europa con raffiche di messaggi che danno tutti la stressa notizia sullo scenario che il presidente americano e il suo entourage perseguono: l’Europa si deve accollare maggiori spese e responsabilità e deve cedere alle indicazioni economiche e politiche dell’America trumpiana e di Musk se non vuole essere messa in ginocchio dal duo Trump-Musk che governa, anzi domina, l’America.
Che le cose stiamo così viene confermato anche dal comune sentire dei tre quotidiani più importanti del paese del 24 gennaio. Titola il Corriere della Sera: “Trump attacca: il Green deal è un imbroglio. L’Europa ci tratta male, ora pagherà i dazi”. Segue Repubblica: “Trump sfida l’Europa”. Aggiunge la Stampa di Torino: “Trump, attacco all’Europa”.
Nell’attuale quadro politico mondiale le minacce che il duo scaglia, prima di tutto contro l’Europa, sembrano realizzabili, implacabili e tali da consigliare ai singoli paesi europei di stare buoni, a cuccia e di ubbidire. Ma contemporaneamente queste minacce sono destinate a incidere sugli orientamenti del continente europeo - delle cittadinanze e dei suoi governi e dei suoi cittadini - e per ciò stesso spingono verso una modifica degli orientamenti politici e dei rapporti di forza tra Europa e Stati Uniti.
Fino a questo momento c’è stata un’Europa o una sua parte (unico continente con tanti paesi alleati ma non uniti, e perciò stesso indebolito drasticamente ma, data la situazione precedente alla svolta americana, non pericolosamente) che può aver perfino tratto vantaggi da una mancata unificazione politica dell’Europa. Era sufficiente il principio dell’unanimità dell’alleanza per andare avanti. Ma ora le cose sono cambiate. L’urto violento e le pretese minacciose del duo Trump-Mask hanno (già) modificato il quadro della politica europea (che comunque da tempo grandi statisti di questo continente, a partire dal Presidente Mattarella segnalano invocando l’Unità politica Europea reale) e non potranno che avere l’effetto di una rapida ristrutturazione delle regole della Comunità europea fino a farne un unico soggetto politico.
L’Italia farebbe un tragico errore a non utilizzare questa circostanza per dare solidità a un progetto che la maggioranza di tutti i grandi italiani, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, hanno inseguito.
Difficile, forse bisognerebbe scrivere impossibile, immaginare che qualcuno, in Italia o in Europa, possa veramente essere contrario a questa prospettiva, l’unica capace di difendere i bisogni di una grande continente e di tutti i suoi cittadini. Del resto, l’alternativa a questo percorso potrebbe essere solo quello di piegarsi alle vere e proprie (e pesantissime sul piano economico) minacce che il duo Tramp-Musk ha lanciato contro l’Europa senza l’eccezione di alcun paese.
Il governo italiano si collocherà contro questa ipotesi di sviluppo politico verso quelli che si configurano come gli Stati Uniti d’Europa? Difficile immaginarlo. Anzi potrebbe innescarsi una gara tra tutte le forze politiche italiane (forse con la sola eccezione di qualche ormai insignificante quota della Lega Nord a trazione Salvini) nella rivendicazione del progetto.
Insomma, è possibile ipotizzare, anche grazie alle sgraziate arroganze del duo Trump-Musk (che però crede ed è convinto di poter minacciare impunemente e con possibilità di facile successo decine di governi europei) un’accelerazione del grande disegno degli Stati Uniti d’Europa. Ma nulla di più.