di MASSIMO ACQUARO - Il formicaio della politica è impazzito. La Corte costituzionale ha dato una randellata a centinaia e centinaia di carriere politiche, forse migliaia se ai 1000 parlamentari eletti aggiungiamo le moltitudini di aspiranti senatori e deputati. Si sa, in ogni tifoso vive un allenatore e in ogni votante alberga un candidato. Con il crollo delle corti stese ai piedi dei leader politici nazionali (Renzi, Berlusconi, Grillo, Alfano) si apre una fase dagli sbocchi imprevedibili della stagione repubblicana.
Ripiombiamo ai partiti fatti di sezioni, di uomini e donne che stanno sul territorio, conoscono la gente, raccolgono il consenso casa per casa. Un modello di politica che sembrava finito per sempre. Berlusconi ne aveva inaugurato uno nuovo, fatto di plastica e tv, poi lo ha consumato sino alle estreme conseguenze, fino a dissolverlo sotto la scure della Corte costituzionale per avere esagerato nel volerlo perpetuare con il porcellum.
Ma non è lui il vero sconfitto dalla sentenza della Consulta. Lui ha già concluso la sua vicenda politica e quella personale sarà consumata in una serie interminabile di sentenze e, forse, di condanne. La beffa ha colpito Matteo Renzi, lo ha forse affondato in mezzo al guado, ad un passo dalla meta delle primarie. Era lui l'erede vero di Berlusconi, il politico di terza generazione, quello che aveva fatto dell'appeal televisivo, della capacità di comunicare il fulcro di un'azione politica rinnovatrice e modernizzatrice. Tutto ciò che il cavaliere non aveva voluto e saputo fare in una mezza dozzina di governi in venti anni. Ora Renzi si trova a bordo, a pochi giorni dalle primarie, troppi uomini e donne che sul territorio valgono poco o nulla. Gente che non conosce la gente, persone fuori dal consenso reale, uomini e donne che troppe volte avevano snobbato il territorio curando solo di conquistare un posto alla corte del leader di partito. Di questa folla Renzi, come Berlusconi o Alfano, non ha alcun bisogno nelle urne prossimo venture.
Per la Calabria è un bene, una vera fortuna, forse. Abbiamo eletto a destra come a sinistra personaggi paracadutati nelle liste bloccate. Torneremo ad avere una classe dirigente che va rapidamente individuata e messa alla prova. I deputati ed i senatori eletti in Calabria saranno calabresi dopo tanto tempo e saranno votati dai calabresi, non è cosa da poco.
Certo Scopelliti è molto, ma molto avvantaggiato, ha una leadership forte e radicata, ma potrebbe andare incontro a brutte sorprese. Finita l'epopea dei nominati non potrà più portare in dote ad Alfano la messe di senatori e deputati confluiti ora nel NCD. La prossima volta a Cosenza, a Catanzaro, a Vibo, a Crotone ognuno voterà i propri referenti sul territorio ed il tesoretto di Scopelliti andrà in fumo, conterà forse sui reggini, poca cosa per aspirare a scalare ancora il potere. Ma l'uomo ha mille risorse, vedremo.