di ALDO VARANO
- La signora Wanda Ferro è stata escluda dal Consiglio regionale. Per la Calabria e per Oliverio non è una bella notizia.
Sia chiaro: la legge va rispettata e il giudice decide secondo scienza e coscienza. Guai se non fosse così. Ma se il risultato viene così vertiginosamente capovolto si ferisce il buon senso del popolo nel cui nome s’amministra la giustizia.
Nuccio Fava (Csx), Sergio Abramo (Cdx), Agazio Loiero (Csx) sono stati miglior perdenti, cioè a capo della coalizione arrivata seconda e tutti sono entrati in Consiglio. Come accade negli altri Consigli regionali d’Italia. La signora Ferro, invece, resta fuori. Francamente è difficile da accettare. Fava, Abramo e Loiero restituiranno gli emolumenti? E chi rimborserà i tre consiglieri mai nati per violazione della legge?
Ma al di là di questi aspetti che cozzano col comune sentire dei calabresi, c’è un punto ancor più delicato. La Ferro è stata votata perché mettesse mano (dall’opposizione) nel Governo della Calabria. Il giudizio e la stima di cui è titolare hanno sollevato a dignità un risultato che, se si fosse limitato a rispecchiare la reale crisi del Cdx, sarebbe stato molto ma molto più modesto. Insomma, c’è un vulnus democratico nella sua esclusione perché l’opinione pubblica sapeva con certezza che la Ferro (perfino nella peggiore ipotesi di chi l’ha scelta e l’ha votata) sarebbe arrivata seconda e avrebbe comunque rappresentato una parte della sovranità dei calabresi in Consiglio.
Sembra la solita insopportabile Calabria. Né ci consola che il gruppo di avventurieri della politica che ha gestito la partita elettorale tra pasticci scorrettezze e furbizie, per fortuna di tutti noi, sia ormai fuori dal Consiglio.