di ALDO VARANO - La proposta di scogliere il Consiglio comunale di Roma per mafia è una sciocchezza. L’ha capito e scritto per primo Piero Sansonetti. Ed ha fatto bene. Quelli che fanno la proposta si dividono in due gruppi: molto sprovveduti e molto furbi. I primi, non capiscono di chiedere un declassamento del nostro paese (non di Roma) dalla fascia occidentale al terzo mondo. I molto furbi, invece, vogliono colpire il Pd che amministra Roma. E il Pd che sponsorizza la proposta vuol colpire il Pd di cui fa parte Marino (sarebbe stata la stessa cosa, a parti e componenti invertite, se il Comune si fosse trovato in mano al Cdx). Ma, con buona pace della folla dei tifosi, il Comune di Roma alla fine non verrà sciolto per mafia. Garantito.
Problema, perché una cosa così semplice e chiara, facile da capire vista da Reggio e dalla Calabria appare, ed è, maledettamente complicata?
Perché Reggio è l’unica città europea la cui amministrazione è stata sciolta per mafia sulla base di una legge dello Stato. E perché la Calabria viene massacrata dalla legge sullo scioglimento dei Comuni. La legge non ha una possibilità d’applicazione oggettiva e trasparente tale da garantire tutti. Di fatto è uno strumento discrezionale (anche per questo, in ogni caso, non verrà sciolta la Capitale d’Italia).
E qui le cose si complicano. Un potere discrezionale proprio perché non garantisce oggettività e trasparenza diventa sopportabile solo se è almeno veramente capace di risolvere problemi e criticità. Se invece oltre che discrezionale è un potere incapace di mantenere quel che promette diventa insopportabile. Non per Roma ma anche per un minuscolo, sconosciuto paesino, da Schindilifà a Roccacannuccia e Vattelapesca.
Centinaia di esperienze, a partire da Reggio, raccontano che lo scioglimento dei Comuni e di altri enti è inutile, dannoso e tale da togliere credibilità all’autorevolezza dello Stato. Non si ha notizia verificabile di una sola situazione in cui lo scioglimento ha risolto il problema eliminando le infiltrazioni mafiose. Il vicepresidente della Commissione antimafia al tempo del presidente Pisanu, il già superprefetto senatore Luigi De Sena, in un convegno a Reggio Calabria (presenti il capo degli industriali e il procuratore Ff di Reggio) quando era in carica sostenne che l’Antimafia aveva monitorato oltre 200 casi di scioglimento (tanti ve ne erano stati allora) scoprendo che in nessun caso (nessuno!) i problemi per cui erano state sciolte le amministrazioni erano stati risolti.
Insomma, la legge sullo scioglimento dei Comuni è una legge truffa nel senso che non riesce a mantenere quello che promette. Mai e in nessun caso.
Ma c’è di peggio. Se la legge che dovrebbe ripulire dalla mafia un ente non riesce (mai) a raggiungere l’obiettivo si determina l’imbarazzante situazione per cui direttamente lo Stato finisce col dare un consistente aiuto alla mafia che, per tutta la durata del commissariamento dell’ente (che non produce contro di essa alcun effetto), di solito riesce a stare tranquilla. Detto meglio: il commissariamento che scatta con l’attuale legge è come curare un ammalato di cancro con delle bevute di acqua fresca mentre le metastasi continuano a diffondersi allegramente. Certo il medico continua a farsi pagare (in questo caso, prefetti, vice prefetti e via discorrendo; e costano un occhio) ma l’ammalato muore.
Nessuno può avere interesse a una soluzione di questo tipo per Roma. Ma la cosa più grave è che tutte le richieste di scioglimento del Comune di Roma (a Reggio e Bagaladi sì e Roma no?!?!) sono un depistaggio rispetto al problema reale che è quello di cancellare questa brutta legge: subito non domani e chiedere che venga sostituita con una legge che serva veramente mettendo fine all’orribile accanimento terapeutico che intrecciandosi ai pregiudizi contro il Sud sta assestando colpi micidiali a Comuni che avrebbero, invece, bisogna di aiuto.